I Giudici di Pace di Roma incrociano le braccia: la protesta contro il Governo arriva a piazza Cavour

Contenuti dell'articolo

Roma, la situazione negli uffici del Giudice di Pace è ormai al limite del collasso. Più del 70% delle posizioni previste per i giudici sono vacanti, e la mancanza di personale amministrativo aggrava ulteriormente la situazione. Una carenza così grave, che si ripercuote su cittadini e professionisti del settore legale, ha portato il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati (COA) di Roma a indire una manifestazione pubblica per il 12 novembre, in piazza Cavour, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione del Governo e delle istituzioni.

I Giudici di Pace di Roma, in protesta, incrociano le braccia

Gli uffici giudiziari sono ormai schiacciati da un carico di lavoro insostenibile, e l’impatto è evidente. La cronica carenza di personale non solo rallenta l’accesso alla giustizia, ma mette a rischio la tutela dei diritti dei cittadini. I procedimenti che passano attraverso il Giudice di Pace riguardano spesso questioni di rilevanza sociale e civile, come controversie di piccolo valore, incidenti stradali e altre cause che toccano direttamente la vita quotidiana delle persone. L’attesa per una sentenza è diventata insostenibile, e i continui ritardi si traducono in una vera e propria “denegata giustizia”.

In piazza contro il Governo

Questa condizione già critica è destinata a peggiorare. Nel 2025 entrerà in vigore una nuova normativa che amplierà le competenze del Giudice di Pace, assegnandogli nuove responsabilità e un carico di lavoro ancora maggiore. Con l’organico attuale, che già fatica a rispondere alle esigenze di oggi, la previsione di ulteriori compiti appare una prospettiva drammatica. Senza un intervento immediato, la situazione rischia di trasformarsi in un blocco totale dell’attività giudiziaria di primo grado.

Per richieste, inevase, al Ministero

Da mesi il COA di Roma cerca di ottenere risposte dal Ministero della Giustizia e dal Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). Le proposte presentate, mirate a risolvere la carenza di giudici e a potenziare le risorse, sono state progettate per non avere costi aggiuntivi per lo Stato. Tuttavia, a oggi non è arrivato alcun segnale concreto di risoluzione. Di fronte a questo silenzio, la decisione di scendere in piazza è diventata inevitabile.

Il corteo del 12 novembre

Il corteo del 12 novembre vedrà la partecipazione degli avvocati della Capitale, insieme a cittadini e rappresentanti di altre associazioni. Il COA, promotore dell’iniziativa, intende dare un messaggio chiaro: l’avvocatura non è disposta a tollerare ulteriormente una giustizia lenta e inefficace, e lotterà per difendere il diritto dei cittadini ad avere risposte tempestive.

L’iniziativa rappresenta anche un appello alla società civile, invitata a prendere parte alla manifestazione per comprendere la gravità del problema. La protesta punta non solo a sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche a esercitare pressione sulle autorità affinché intervengano con misure urgenti. Il COA ha reso noto che saranno adottate tutte le misure necessarie per garantire una manifestazione ordinata, nel rispetto della legalità e della sicurezza, ma decisa nel suo messaggio.

La manifestazione

Questa mobilitazione in piazza Cavour segna un momento cruciale per l’avvocatura romana. Con una manifestazione estesa anche ai cittadini, il COA di Roma vuole ribadire che la giustizia non è solo un diritto tecnico o burocratico, ma un valore fondamentale della democrazia. La carenza di giudici e di personale amministrativo è una problematica che non può più essere ignorata. La posta in gioco è alta: si tratta del diritto dei cittadini di accedere a un sistema giudiziario efficiente, che possa rispondere ai bisogni della collettività in tempi ragionevoli. L’obiettivo finale resta chiaro: sollecitare il Governo e le istituzioni competenti a intraprendere azioni risolutive. Per ora, il segnale lanciato dall’avvocatura romana è forte e deciso: senza una giustizia pronta e accessibile, il sistema perde credibilità, e il prezzo lo pagano soprattutto i cittadini.