I grillini perdono la testa. E dallo streaming si passa alla querela (video)

Il Movimento 5 Stelle di Roma ultimamente sembra sempre più sull’orlo di una violenta crisi di nervi. Tra espulsioni eccellenti e municipi che cadono vittime del fuoco amico. Ora si aggiunge anche la brutta storia del parlamentino de municipio 15 nel cuore di Roma Nord. Con la presidente grillina della commissione politiche sociali Marcella Rosella che ha presentato una querela a carico del capogruppo Municipale di Fratelli d’Italia Giuseppe Calendino e del vice presidente dell’Assemblea capitolina Francesco Figliomeni. I due esponenti del partito di Giorgia Meloni sarebbero stati rei di aver diffuso in rete un video di circa trenta secondi. Registrato durante una formale seduta del consiglio, ovviamente tenuta in remoto. Quindi tramite telefonino e videocamera. Una volta i grillini avrebbero applaudito, perchè proprio loro parlavano di aprire le stanze della politica e di trasformarle in case di vetro. Ma ora sembra che la tanto invocata trasparenza inizi a dare troppo fastidio. Almeno stando a quanto è successo in questa vicenda grottesca.

I fatti si riferiscono ad un consiglio municipale iniziato il 20 aprile scorso, e che si è protratto per ben quattro sedute. Nel corso del quale stando al video diffuso in rete la presidente della commissione politiche sociali del M5S si sarebbe lasciata andare a dei commenti per lo meno singolari. Rispetto ai buoni spesa destimati alle famiglie più povere, e alla ricchezza degli Italiani. Considerazioni che hanno provocato la replica immediata dei due esponenti di Fratelli d’Italia. Che però l’assessore Rosella ha giudicato offensiva. Tanto da decidere di querelare Calendino e Figliomeni. Per quali reati, è difficile capirlo.

La consigliera del M5S del municipio 15 Marcella Rosella querela due esponenti di Fratelli d’Italia. Così si passa dalla trasparenza alla censura

La consigliera grillina del M5S del municipio 15 Marcella Rosella ha presentato formale querela contro il capogruppo municipale di Fratelli d’Italia Giuseppe Calendino e il vice presidente del Consiglio comunale Francesco Figliomeni. I due esponenti politici avrebbero diffuso un video nel quale la Rosella affermava alcune cose circa i buoni spesa del Campidoglio. E la ricchezza privata di cui ancora sarebbero in larga parte in possesso gli Italiani. In particolare, l’esponente grillina aveva sostenuto che il risparmio privato della popolazione italiana sarebbe di circa 10 mila miliardi di euro. Come a dire che in realtà dei buoni spesa non avrebbe bisogno nessuno. O quanto meno nessun cittadino italiano. Questa almeno l’interpretazione data da Figliomeni e Calendino, condita da un commento che può piacere o meno Ma che da sempre rientra nella normale dialettica politica. Secondo i due esponenti di Fratelli d’Italia queste frasi sarebbero state infatti uno schiaffo in faccia ai disoccupati e alle tante persone che hanno perso o stanno perdendo il lavoro. Mentre si indirizzano le risorse verso rom e clandestini. La si può pensare come si vuole, ma di grazia il reato dove sta?

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La libertà delle opinioni politiche è garantita dalla Costituzione. E il consiglio non era a porte chiuse

La querela presentata contro i consiglieri di Fratelli d’Italia Giuseppe Calendino e Francesco Figliomeni ha mandato su tutte le furie anche il vice presidente della camera dei Deputati Fabio Rampelli. Che ha invitato esplicitamente la consigliera Rosella a ritirare l’atto, per non coprirsi ulteriormente di ridicolo. Secondo Rampelli si tratta di un comportamento grave, messo in atto per intimidire l’avversario politico. E in effetti, le opinioni politiche e personali non possono essere mai sottoposte ad una censura giudiziaria. E le parole pronunciate dalla presidente della commissione politiche sociali nel video sono molto chiare. Espresse pubblicamente, anche se in una seduta virtuale. Se la Rosella crede davvero che gli Italiani siano ancora troppo ricchi fa bene a sostenerlo. E se si è sbagliata farebbe ancora meglio a chiedere scusa. Ma la denuncia per lesa maestà in democrazia e nello scontro politico non dovrebbe proprio esistere.