I magistrati di Bergamo circondano Palazzo Chigi (video)

Magistrati bergamo

Magari la sorpresa ce la faranno domani i magistrati di Bergamo. Gli inquirenti che indagano sui morti da coronavirus e la mancata istituzione della zona rossa nel bergamasco sono già a Roma e domani entreranno a Palazzo Chigi. Sotto i loro riflettori il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Domani Conte dovrà rispondere a palazzo Chigi

Il premier, per ora, sarà sentito come persona informata sui fatti e in questa veste non potrà mentire. Come è noto solo un imputato può dire il falso senza incorrere in un reato. Ma il teste ha l’obbligo di non nascondere nulla.

E quindi il presidente del Consiglio dovrà essere più mansueto rispetto all’atteggiamento abituale. Perché quando si indaga nell’ambito di un’epidemia colposa – questa è l’imputazione su cui si cercano le responsabilità – non si può occultare nulla. Lo pretendono oltre trentamila italiani morti.

Le domande dei magistrati di Bergamo al premier

E al capo del governo potrebbero essere addebitate non poche cose, se l’interrogatorio dovesse prendere una brutta piega, a partire dagli inspiegabili ritardi del governo nell’assumere provvedimenti immediati mentre si affacciava il coronavirus in Italia.

Poi il tema sulla competenza ad istituire le zone rosse. Il governo ne aveva decise alcune in Lombardia, ma escluse proprio i focolai di Alzano e Nembro, oggetto delle indagini specifiche della procura di Bergamo. Conte da settimane tenta di scaricare sulla regione la responsabilità delle decisioni, ma deve spiegare perché istituì solo alcune zone rosse e non tutte.

I magistrati di Bergamo hanno comunque ben chiara la convinzione, che hanno espresso pubblicamente all’indomani della testimonianza del governatore Fontana e dell’assessore regionale Gallera, che la competenza a decidere fosse del governo. E se Conte domani dovesse provarci ancora il rischio concreto potrebbe essere quello di trovarsi indagato.

L’attenzione all’interrogatorio di domani sarà massima.