I miliardi erogati ai palestinesi negli anni utilizzati da Hamas per comprare armi e costruire tunnel
C’è una domanda che nessuno si fa relativamente al conflitto israliano-palestinese. Ossia, i soldi che i terroristi stanno dimostrando di avere, dove li hanno presi? Chi glieli ha dati? Non certo l’Anp o le altre istituzioni palestinesi, perché i civili stanno perggio di 30 anni fa. Israele si sa dove li prende i soldi per gli armamenti: è uno Stato sovrano, con bilancio e sistema prduttivo e tasse. I palestinesi dove li prendono? Sappiamo che fiumi di denaro negli anni si sono riversati sui palestinesi sotto forma di aiuti, ma essi non sono mai giunti al popolo, perché li intercettavano le organizzazioni terroristiche, come provano in questi giorni l’enorme quantità di armi di cui dispone Hamas. E tutto sulle spalle dei civili che sofffrono da tempo, ma non per colpa degli israeliani.
Solo i tunnel costati milioni
Ad esempio, il “più grande tunnel di Hamas” nella Striscia di Gaza “potrebbe essere costato qualche milione di euro”. Ed è “solo uno” dei tanti. Si parla di “decine, centinaia di milioni di euro “investiti” da Hamas nella costruzione delle infrastrutture sotterranee” nell’enclave palestinese “nel corso degli ultimi dieci anni in particolare”. Fiumi di soldi, euro, dollari, che Hamas è riuscito a “investire” perché per il gruppo – che dal 2007 controlla la Striscia di Gaza ora martellata dalle operazioni israeliane dopo il terribile attacco del 7 ottobre in Israele – “è facile trattenere i fondi” destinati all’enclave e “riuscire a dirottarli”, “anche i fondi Ue”, poiché il gruppo “ha la responsabilità della gestione di quei fondi essendo la forma di governo della Striscia di Gaza”.
I soldi arrivati nelle casse di Gaza utilizzati da Hamas per gli scopi che abbiamo visto
Lo sostiene con l’Adnkronos Claudio Bertolotti, analista dell’Ispi esperto di Medio Oriente e Nord Africa, di radicalizzazione e terrorismo internazionale e direttore di Start InSight, già Capo Sezione Contro Intelligence e Sicurezza della Nato in Afghanistan. “Non si può dire che quel singolo euro di provenienza Ue sia stato usato per la costruzione di tunnel o la fabbricazione di razzi Qassam, ma del totale” che arriva nelle casse di Gaza (da più parti e da più Paesi) “buona parte è stata spesa da Hamas in spese militari e l’altra buona parte in servizi per il sociale per creare consenso”.
La Ue sostiene che non siano prove che i fondi europei siano andati ad Hamas
Anche se lo scorso 21 novembre il collegio dei commissari europei, riunito a Strasburgo, approvava la revisione degli aiuti Ue alla Palestina ordinata dopo il 7 ottobre, concludendo che “non ci sono indicazioni che soldi Ue abbiano prodotto benefici, diretti o indiretti, per l’organizzazione terroristica di Hamas”, come spiegava il vicepresidente esecutivo della Commissione Valdis Dombrovskis. Non ci sono prove, ma c’è l’evidenza di una popolazione sempre più povera e una fazione militare sempre più ricca. Come ha fatto Hamas, ci si chiede con il semplice buonsenso, a costruire quello che è stato descritto come il più grande tunnel scoperto dai soldati israeliani a Gaza?
I cunicoli di Hamas costruiti nel corso di molti anni
“Con grande difficoltà all’inizio, ma con crescente facilità e maggiore manovrabilità all’aumentare della profondità”, dice Bertolotti, spiegando che il terreno in cui sono stati scavati i tunnel è caratterizzato da carbonato di calcio. Si parla “di tre metri al giorno, con una manovalanza specializzata, dotata di martelli pneumatici elettrici, quindi minore emissione rumorosa, ma al contempo minore capacità di rompere lo strato di carbonato di calcio”. Materialmente, spiega, “sono scesi giù come un pozzo in verticale e poi progressivamente si sono spostati in orizzontale” e “hanno iniziato a spostarsi dall’area di frontiera verso l’interno di Gaza, utilizzando strumenti di facile reperibilità perché proviene tutto dal mercato civile”.
Aiuti umanitari ai palestinesi dirottati per gli armamenti
Per quanto riguarda le risorse, “il grosso proviene da fondi, da aiuti umanitari che Hamas dirotta sulle proprie opere e sulle spese per la realizzazione di opere strutturali”, dice ancora Bertolotti. “La maggior parte spesa per le armi, ma – precisa – una parte ancor più consistente per la costruzione di tunnel usati come linee di movimento dei combattenti per muoversi verso obiettivi da colpire”. Insomma, niente per lo sviluppo del benessere della popolazione civile. All’interno di questa dimensione sotterranea “ci sono armi, e allestite una serie di strutture che consentono di usare quei tunnel come infrastruttura di movimento dalla base di partenza all’area operativa e anche per ricoverare eventuali feriti o alloggiare combattenti”.
L’enorme tunnel di Hamas dotato di fognature, elettricità e sistemi di comunicazione
E quell’enorme tunnel (oltre 4 chilometri con ingresso nei pressi del valico di Erez, secondo le forze israeliane), “ma è solo uno”, era “dotato di fognature, di un impianto elettrico, di un sistema di comunicazione interna, consentiva il transito di veicoli di media capacità e al suo interno c’erano arsenali di armi leggere e armi medie”, evidenzia l’esperto. Poi sottolinea un altro aspetto: “L’utilizzo intensivo di sovrastrutture in cemento armato, archi in cemento utilizzati in funzione della capacità di distruzione dell Idf”. E’ un’opera che “potrebbe essere costata qualche milione di euro” nel contesto di una “infrastruttura sotterranea di Hamas che parte da quella usata negli anni ’80, ’90 e 2000 dai palestinesi per contrabbando, per l’ingresso di beni a Gaza, anche di armi”.
L’Italia tra i principali donatori ai palestinesi
Tra l’altro, dice OpenAid che L’Italia è tra i principali donatori della Palestina, con un investimento di circa 450 milioni di euro sin dalla metà degli anni Ottanta. Gli importi di programmi e progetti attualmente in corso ammontano a circa 187 milioni di euro, di cui 86 milioni in crediti di aiuto e 101 milioni a dono.