Il Campidoglio in rosso perché non sa più incassare
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Roma tra buchi di bilancio e sprechi: la Corte dei Conti bacchetta il Campidoglio su riscossioni fallimentari, debiti fantasma e gestione inefficiente del patrimonio. AMA ha tardato anni a presentare i conti TARI, mentre la riconciliazione con la Regione Lazio e la Gestione Commissariale è ancora un rebus da oltre 150 milioni. Intanto, gli immobili comunali restano inutilizzati invece di portare ossigeno alle casse. Serve una svolta, ma il rischio è che tutto resti sulla carta.
Siamo arrivati così alla terza e ultima puntata della nostra inchiesta sui conti del Campidoglio (leggi qui le prime due puntate 1 e 2).
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La Corte dei Conti ha messo nero su bianco una serie di criticità che gravano sulle finanze del Comune di Roma. Tra i problemi più urgenti spiccano due nodi cruciali: la scarsa capacità di riscossione delle entrate tributarie e le difficoltà nel riconciliare i conti con la Regione Lazio. Due voragini che minacciano gli equilibri di bilancio dell’Ente guidato dal sindaco Roberto Gualtieri, rallentando la capacità di spesa e investimenti della città.
Debiti, errori di calcolo e trasparenza zero: l’inchiesta sui conti di Roma Capitale
Un Comune che non riesce a incassare
Uno dei problemi più evidenti evidenziati dalla relazione riguarda la riscossione di tributi e multe. Tra IMU, TARI e sanzioni stradali, gli incassi rimangono al di sotto delle aspettative, impedendo all’amministrazione di contare su risorse certe. La Corte dei Conti ha sottolineato come questo deficit abbia contribuito allo sforamento dell’indicatore di capacità di riscossione (parametro P8), già in sofferenza nel triennio 2020-2022.
Ma non è solo un problema di entrate mancate: la mancata riscossione ha un effetto a cascata che incide direttamente sul fondo crediti di dubbia esigibilità. In altre parole, più soldi rimangono sulla carta e più il Comune è costretto ad accantonare risorse che non può utilizzare. Una situazione che comprime la capacità di spesa dell’ente e riduce il margine per investimenti e servizi.
La situazione ha spinto l’amministrazione capitolina a tentare una riforma del sistema di riscossione, affidata al Dipartimento delle risorse economiche, sulla base di una delibera di giunta del 31 ottobre 2024. Inoltre, è stata avviata una ricognizione dei residui attivi, che ha portato alla cancellazione di crediti inesigibili per circa 420 milioni di euro. Un’operazione di pulizia contabile necessaria, ma che non risolve il problema strutturale della difficoltà nell’incassare le somme dovute.
Roma, i conti del Campidoglio sotto chiave: sos pignoramenti
I conti in sospeso con la Regione Lazio
Altro capitolo critico: la riconciliazione dei conti con la Regione Lazio. Al 31 dicembre 2023 risultavano ancora aperte ben 234 posizioni debitorie-creditorie, per un valore complessivo di oltre 153 milioni di euro. Si tratta di fondi relativi ad annualità antecedenti al 2022, ai quali si aggiungono altri 18,7 milioni di euro per il solo 2022.
Per cercare di mettere ordine nei conti, il Comune ha aderito alla sperimentazione della piattaforma di riconciliazione contabile della Regione, con l’obiettivo di mappare e chiarire i rapporti finanziari tra i due enti. Ma la situazione appare ancora lontana da una soluzione definitiva. La Corte dei Conti ha infatti rilevato che il processo è ostacolato dalla scarsa collaborazione di alcuni uffici municipali e dipartimentali, che rallentano la verifica delle scritture contabili.
Un problema che, se non risolto, rischia di pesare ulteriormente sulla gestione finanziaria del Campidoglio, contribuendo all’incertezza sulle disponibilità effettive di bilancio.
Roma e il rebus dei conti: ritardi di AMA e debiti fantasma con la gestione commissariale
La Corte dei Conti ha nuovamente acceso i riflettori su due punti critici della gestione finanziaria del Campidoglio: da un lato, i ritardi di AMA S.p.A. nella presentazione dei conti giudiziali relativi alla TARI, dall’altro, l’ombra lunga dei debiti non contabilizzati con la Gestione Commissariale. Due questioni che minano la trasparenza e l’efficienza amministrativa del Comune, rallentando il risanamento finanziario e mettendo in difficoltà la programmazione economica.
AMA e la TARI: conti presentati in ritardo, monitoraggio azzoppato
La gestione degli agenti contabili è una delle spine nel fianco del Campidoglio, con particolare riferimento alla municipalizzata AMA S.p.A., responsabile della riscossione della TARI. La Corte dei Conti ha messo nero su bianco una problematica che si trascina da anni: la società ha accumulato ritardi pesantissimi nella presentazione dei conti giudiziali, rallentando il monitoraggio finanziario e ostacolando le verifiche contabili.
Solo nell’ottobre 2024 AMA ha finalmente trasmesso i modelli 21 relativi agli anni 2016, 2019, 2020, 2021, 2022 e 2023. Un ritardo cronico che ha reso impossibile un controllo tempestivo sugli incassi e sui flussi di cassa, con il rischio di far emergere solo a posteriori eventuali ammanchi o anomalie. Per alcune annualità, i controlli sono ancora in corso, mentre per il 2023 il Comune ha già predisposto la parificazione.
Il nodo dei debiti con la Gestione Commissariale
Altro capitolo critico è quello dei rapporti finanziari tra il Comune e la Gestione Commissariale, l’organismo creato per amministrare il debito storico di Roma. La relazione evidenzia come ancora oggi persistano debiti pregressi non completamente definiti, con un quadro finanziario frammentato e incerto.
Tre sono le principali aree di debito ancora in fase di verifica:
– contenziosi aperti, che potrebbero portare a nuovi esborsi da parte del Comune;
– procedure espropriative pregresse, su cui manca una chiara attribuzione delle responsabilità tra la gestione ordinaria e quella commissariale;
– altri debiti potenziali, non ancora accertati ma che potrebbero emergere nei prossimi mesi.
La situazione è resa ancora più complessa dalla necessità di imputare correttamente le obbligazioni tra il Comune e la gestione commissariale. La Corte dei Conti ha sottolineato che, nonostante gli sforzi di monitoraggio messi in atto dalla Ragioneria generale, i dati relativi a queste passività sono ancora in fase di istruttoria, con il rischio che emergano nuove voci di spesa non preventivate.
Una delle criticità più rilevanti riguarda un credito in bilico di oltre 20 milioni di euro nei confronti di AMA, risalente addirittura al periodo 1996-1999. Un’anomalia contabile che l’amministrazione ha deciso di cancellare dal bilancio, ritenendola priva dei requisiti per essere conservata.
Roma e il patrimonio dimenticato: immobili da valorizzare per ridurre il deficit
Roma possiede un immenso patrimonio immobiliare, ma la gestione è tutt’altro che efficiente. La Corte dei Conti ha nuovamente richiamato l’attenzione del Campidoglio sulla necessità di una ricognizione più efficace e di un’accelerazione nella valorizzazione e vendita degli immobili pubblici. L’obiettivo? Ridurre il deficit e restituire alla città risorse preziose per investimenti e servizi.
Un patrimonio immobiliare ingessato
Secondo la relazione della Corte, la gestione degli immobili di proprietà comunale non ha ancora raggiunto livelli di efficienza adeguati. L’amministrazione ha sì avviato un percorso di valorizzazione, ma i tempi risultano eccessivamente lunghi e le azioni intraprese non sembrano sufficienti a tradurre il potenziale economico in risorse concrete per il bilancio capitolino.
La necessità di una svolta è evidente: il Comune possiede un vasto numero di immobili, molti dei quali potrebbero essere dismessi o riutilizzati in modo più produttivo. Tuttavia, la Corte sottolinea che le operazioni di ricognizione e alienazione procedono con lentezza, ostacolando la possibilità di incamerare risorse fresche e ridurre il peso del deficit.
Nel Documento Unico di Programmazione (DUP) 2025-2027, approvato dalla Giunta con la delibera n. 63/2024, è stata inserita una sezione specifica dedicata al piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari. Un passo avanti, certo, ma che da solo non basta: senza un’accelerazione concreta, il rischio è che il dossier del patrimonio immobiliare rimanga una promessa sulla carta.
Vendere o valorizzare? Il dilemma del Campidoglio
La Corte dei Conti non si limita a sollecitare la vendita degli immobili, ma sottolinea anche la necessità di una valorizzazione più attenta del patrimonio pubblico. Questo significa, da un lato, individuare gli asset che possono essere messi sul mercato in tempi rapidi e, dall’altro, trovare strategie alternative per generare entrate senza cedere completamente il controllo su edifici e terreni strategici.
La valorizzazione potrebbe passare attraverso partenariati pubblico-privati, concessioni d’uso o riqualificazioni che permettano di dare nuova vita agli immobili senza privarsene definitivamente. Tuttavia, per farlo serve una strategia chiara e una gestione amministrativa più snella e tempestiva.
Un’occasione per le casse di Roma
La valorizzazione del patrimonio immobiliare non è solo una questione di bilancio, ma anche un’opportunità per Roma di recuperare spazi oggi inutilizzati o mal gestiti. Eppure, la burocrazia e le inefficienze rischiano di trasformare questa potenziale risorsa in un peso morto per le finanze comunali. Se il Campidoglio non riuscirà a imprimere una svolta concreta alla gestione del proprio patrimonio, continuerà a perdere milioni di euro che potrebbero invece essere destinati a servizi per i cittadini e a investimenti per il futuro della città. La Corte dei Conti ha lanciato un monito chiaro: il tempo delle attese è finito. Ora serve una vera strategia per trasformare il patrimonio immobiliare in una leva per il risanamento delle finanze di Roma.
3-fine