Il caso Crespi. Un libro per avere giustizia

Il caso di Ambrogio Crespi è di quelli che fanno venire i brividi sulla schiena. Come è successo per Enzo Tortora e per troppe altre storie italiane. Lo deve aver pensato il suo amico giornalista Marco del Freo, che sul caso Crespi ha voluto scriverci un libro. Presentato ieri a Roma ed edito da Male Edizioni, con la prefazione di Alfonso Giordano, Presidente Onorario di Cassazione e protagonista del maxi processo alla Mafia. In una sala gremita presenti tra gli altri il fratello di Ambrogio Luigi Crespi, Luca Telese, Sergio D’Elia di Nessuno tocchi Caino, Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone di errorigiudiziari.com. Del Freo con Ambrogio Crespi ci ha parlato, e si è convinto ancora di più della sua innocenza. Dopo aver esaminato migliaia di pagine processuali, per dirla con le sue parole, la pistola fumante che inchioderebbe il Crespi alle sue responsabilità non l’ha ancora trovata.

Un libro per avere giustizia

Un libro per avere giustizia. Dopo la condanna a dodici anni in primo grado, ridotti a sei in appello. E l’attesa del giudizio della Cassazione. Che potrebbe essere per Ambrogio Crespi la fine di un incubo, ma che ancora non arriva. Arrestato all’alba in casa sua, davanti alla moglie e al figlio di pochi mesi come il peggiore dei criminali. Il fratello Luigi, noto sondaggista, lo potrà riabbracciare solo dopo molte ore, oramai già in manette. E poi la detenzione preventiva, i 200 giorni di carcere di cui sessantacinque in isolamento, il suo principale accusatore definito da una perizia ufficiale ‘psichicamente instabile’. L’accusa, avere favorito il voto di scambio nelle elezioni in Lombardia, stringendo legami con la ‘ndrangheta locale. Accusa infamante, da cui il regista si è sempre difeso senza mollare mai. Con una forza d’animo incredibile. E non è stato lasciato solo.

Solidarietà bipartisan

Lo sciopero della fame e della sete di suo fratello Luigi fa scattare la solidarietà bipartisan. Le battaglie #CrespiLibero e #IoStoConAmbrogio di Marco Pannella e Rita Bernardini lasciano il segno. Ma la vicenda giudiziaria è ancora aperta, i tempi della giustizia italiana sono lunghissimi. In questi anni Ambrogio Crespi si è sempre comportato con grande dignità. Ha rifiutato persino una candidatura alla Camera, che lo avrebbe aiutato da un punto di vista giudiziario. Sono entrato in carcere da libero cittadino, da libero cittadino ne uscirò, le parole del regista che testimoniano tutta la sua forza d’animo. E ha ripreso a lavorare, perchè fare il regista è la sua professione e la sua passione. E proprio dai suoi lavori si capisce come mai a qualcuno in ambienti mafiosi Ambrogio Crespi proprio non andava giù.

I film di Ambrogio Crespi manifesto contro la mafia

Sono un manifesto contro la criminalità organizzata e contro la mafia i film di Ambrogio Crespi. E contro gli errori giudiziari. Dal docufilm Enzo Tortora, una ferita italiana a Capitano Ultimo, passando per Malaterra, la Terra dei Fuochi. E affrontando tematiche delicate come il rapporto tra i giovani e la droga in Giorgia Vive. Film tratto dalla storia vera di Giorgia Benusiglio, che a 17 anni rischiò di morire per mezza pasticca di ecstasy, patrocinato dall’Anm, Associazione nazionale magistrati. Nella sua filmografia il regista racconta anche l’ergastolo in Spes contra Spem, presentato nel 2016 al festival di Venezia dal Guardasigilli Andrea Orlando. Che lo definirà ‘un manifesto contro la mafia’.

Ambrogio Crespi non si è mai sentito una vittima di accanimento giudiziario. Ha sempre lavorato e urlato la sua innocenza, in attesa che la giustizia faccia il suo corso e che trionfi la verità. Una cosa sola non riesce a spiegarsi. Come sia possibile che dopo tanti anni, la parola fine  a questa assurda vicenda che lo ha riguardato non sia ancora stata pronunciata.