Il caso Ostiamare infiamma il consiglio, Aguzzetti e Picca replicano a Belmonte: “Ricostruzioni surreali, ecco la verità”

Municipio Ostia - polemica Ostiamare
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Sono stati momenti “caldi”, quelli vissuti ieri mattina a Ostia nel corso della seduta di consiglio del X Municipio. In apertura, infatti, prima di passare ai punti all’ordine del giorno, il consigliere di maggioranza Marco Belmonte (PD) ha voluto parlare della “questione Ostiamare”, chiamando in causa tifosi, ex presidente, ma anche i consiglieri Alessandro Aguzzetti e Monica Picca, tirando in ballo quanto “ascoltato attraverso alcune dirette Facebook”. 

Le accuse di Belmonte: tifosi e risorse sprecate

“Abbiamo tolto risorse pubbliche a forze dell’ordine, che invece di stare sul territorio erano qui”, ha dichiarato Belmonte, il quale ha sostenuto che i tifosi, arrabbiati, si erano recati per 3 o 4 volte sotto la sede del Municipio per protestare, costringendo così gli agenti a sostare davanti agli uffici pubblici. 

“La Picca e Aguzzetti, nello scorso consiglio, hanno sostanzialmente detto che il Presidente del Municipio e qualcuno di noi aveva degli interessi personali: se fossi il Presidente del Municipio li avrei anche querelati”. Per Belmonte i due consiglieri hanno “sposato la causa Ostiamare con troppa veemenza”. E parla di perplessità sulla situazione illustrata dall’ormai ex presidente, secondo lui ora avvalorate da alcune dirette Facebook. “Quindi – dichiara Belmonte – l’impressione è che i soldi per togliergli abusi non si sono voluti spendere”.

Ma quale condono?

Ma il consigliere dimentica che, per anni, i permessi per poter sanare gli abusi – oltretutto fatti da altri e nel passato – non venivano rilasciati, visto che c’erano, di fatto, sempre ulteriori richieste. E dimentica anche che, nel passato, lo stadio era stato aperto grazie a un documento di pubblico spettacolo falso, dato sia alla FIGC che al Commissariato, senza che nessuno, in precedenza, avesse mai sollevato questioni. Questioni invece sollevate a gran voce solo poche ore dopo la firma del contratto che vedeva passare la proprietà, attraverso un bonifico istantaneo, dalla vecchia gestione a quella della famiglia Di Paolo. Il condono citato nel documento e richiesto più volte dalla società dalla nuova presidenza non è mai arrivato, a causa di impedimenti dei quali nessuno ha mai capito le vere cause. 

La “fase di condono”, quindi, in realtà non c’è mai stata, né per le tribune, né per gli spogliatoi. E, in ogni caso, qualora si fosse trattato di condono, perché abbattere e poi ricostruire completamente? Quale tipo di “condono” prevede questa procedura? Solitamente il “condono”, in quanto tale, sana gli abusi, eventualmente costringendo (giustamente) ad apportare i lavori necessari alla sicurezza. Ma non a rifare completamente tutto. Bloccando, inoltre, l’attività per tutta la durata dei lavori. Sulla vicenda del pubblico spettacolo falso, inoltre, è in corso un’inchiesta della Magistratura, a cura del Giudice Pisani, per la quale nessuno dei Di Paolo è indagato

Aguzzetti risponde: “Accuse infondate e ricostruzioni surreali”

In aula le risposte dei due consiglieri di opposizione chiamati in causa non si sono fatte attendere.

Per primo ha preso la parola Alessandro Aguzzetti. “Ho sentito parlare di querele, pressioni, e di una tifoseria che avrebbe “assediato” il Municipio. Leggo accuse infondate e ricostruzioni surreali, e allora è il momento di dire la verità. Per quanto riguarda i tifosi, sono stato io a portare un rappresentante degli Ultras dell’Ostiamare all’interno del Municipio al termine di un consiglio straordinario sulla tematica. L’ho fatto perché avevano il diritto di far sentire la loro voce e perché sono parte integrante del nostro territorio. Non c’è stata alcuna pressione su consiglieri, sul presidente Falconi o su chiunque altro. Nessuno ha minacciato o forzato nulla. È stato un dialogo aperto, rispettoso e necessario per persone che vivono di passione e appartenenza”, ha spiegato rispondendo alle accuse riguardanti il denaro pubblico sperperato per tenere a bada i presunti tifosi facinorosi.

“Perché non mi querelano? Perché dico la verità”

Aguzzetti ha poi parlato delle querele annunciate, ma mai arrivate. “Da anni sento minacce di querele, ma non è mai successo nulla. Sapete perché? Perché dico la verità. Non parlo a caso, non lancio accuse infondate. Ogni mia parola si basa su documenti che ho letto, visto e di cui ho copia. Documenti che, probabilmente, chi mi accusa non conosce o preferisce ignorare. Non ho mai avuto paura di dire le cose come stanno e continuo a farlo con la massima trasparenza.

E per quanto riguarda quello che ho detto la volta scorsa, ribadisco che 48 ore prima Alessandro Onarato si è incontrato con un soggetto già presidente di un’altra squadra del campionato di Eccellenza, con già altri interessi sul territorio, e aveva chiuso un accordo che qualche vostro consigliere mi aveva spoilerato qualche ora prima che iniziasse il consiglio. E brindava con questo soggetto alla presa dell’Ostiamare. Mi quereli, Onorato, se dico il falso: sono 3 anni, che attendo una querela da lui o da Svetlana Celli, come quando dicevo che andava a fare la campagna elettorale con la macchina pagata dall’allora presidente dell’Ostiamare Lardone. Ma non mi querelano perché dico la verità”.  

“Conosco i fatti, per questo difendo i Di Paolo”

Il consigliere è poi passato al terzo punto trattato da Belmonte. “Per quanto riguarda la famiglia Di Paolo, ribadisco, con fermezza e piena responsabilità che non ha sbagliato nulla. Non lo dico per simpatia o per partito preso, ma perché conosco i fatti e so come stanno le cose. Nelle carte di cui si parla in queste dirette, che anche io ho visto, c’è scritto di “opere in fase di condono”, ma non risulta ci sia mai stato un condono in atto.

Quando si dice che si sarebbe dovuta fare subito la tribuna, ricordo che Di Paolo aveva detto che voleva farla. Ma a una condizione: quella di poter cominciare a lavorare. Chiedo: chi di voi spenderebbe 3 milioni di euro sapendo che dopo 4 anni sarebbe scaduta la concessione, se dovevate anche stare fermi, e forse quella concessione non l’avreste neanche ripresa? Io no. Neanche con tutto l’amore che posso provare per l’Ostiamare. Perché per fare i lavori ci vogliono 2 anni e mezzo. E gli abusi sono stati fatti tutti da altri. Ma le colpe sono state date tutte a Di Paolo. E non è accanimento politico questo?”.

Monica Picca: “Difendiamo un processo, non un nome”

Sulla stessa lunghezza d’onda Monica Picca. “Quello che vorrei capire è come si risolverà questa faccenda. Partendo dal presupposto che sarei felice di trovare una soluzione, vorrei capire se quelli che erano abusi per i Di Paolo resteranno tali anche per chi subentrerà o se invece non lo saranno più, come non lo erano in passato. Noi non abbiamo difeso un nome, ma un processo, un modo di fare. E la verità si saprà sicuramente a breve”.