Il Comune mette all’asta 500 appartamenti. Ma la delibera va rifatta

Il Comune di Roma ha deciso di mettere all’asta 500 appartamenti del proprio patrimonio disponibile. Per arrivare ad ottenere canoni di locazione in linea con i valori di mercato. Il tutto, deriva da una delibera del 2018. Quando era assessore Rosalba Castiglione. Ma tutto l’impianto è stato confermato anche dal suo successore Viviana Vivarelli. Che già all’epoca era presidente della commissione competente. Una iniziativa sulla quale aveva puntato mediaticamente anche la sindaca Raggi. Definendola una svolta, dopo decenni di ‘affittopoli’. Con case in zone prestigiose di Roma, per le quali l’amministrazione percepiva affitti da monolocale in periferia. Ma purtroppo, nella predisposizione della delibera sembra che gli uffici abbiano sbagliato qualcosa. Inserendo tra le case conteggiate, anche appartamenti di edilizia economica e popolare. Quelli cioè acquistati dal Campidoglio nei decenni. Per far fronte all’emergenza abitativa. E che tecnicamente, rientrano nel cosiddetto patrimonio indisponibile. Per i quali non si possono applicare canoni di locazione a prezzi di mercato.

L’anomalia ha riguardato una ottantina di alloggi, tra Testaccio, via Giolitti e Termini. Ed è stata fatta notare dal sindacato degli inquilini e da alcuni politici locali. Finché a marzo, il Tribunale non ha bloccato tutto. Rinviando ogni decisione al 2022. In attesa che il dipartimento rimetta mano alla delibera e la corregga.

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Il Tribunale avverte il Comune. Niente asta nelle case destinate all’emergenza alloggiativa

Ora il Comune dovrà riscrivere parte della delibera. Con la quale intendeva liberalizzare il canone degli affitti in circa 500 appartamenti di sua proprietà. Mettendoli all’asta. Perché tra di essi, ce ne sarebbero un’ottantina destinati all’emergenza alloggiativa. La gran parte tra Testaccio e Termini. Con le famiglie e gli inquilini che sono scesi sul sentiero di guerra. Esibendo i titoli di cui sono in possesso. Che dimostrano chiaramente come quelle case rientrino nel patrimonio Erp, edilizia residenziale pubblica. Quindi sottratte alle logiche di mercato. Una battaglia sulla quale è intervenuto anche Angelo Fascetti, del sindacato Asia USB. Che ha raccolto le firme per il ricorso accolto dal Tribunale.

Quella delibera è di fatto stata accantonata – ha spiegato Fascetti. Ma la volontà dell’amministrazione capitolina di speculare sul proprio patrimonio mettendolo a valore continua. Purtroppo molti immobili dislocati nelle strade limitrofe a via Giolitti non sono stati inseriti nell’elenco di quelli da stralciare. Una parte degli inquilini resta sotto pressione. E non smetteremo di batterci affinché questo patrimonio resti pubblico”.

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