Il flop di Sanremo 2021 è la Caporetto del tandem Coletta-Presta
Sbaglia chi crede che il flop del Festival di Sanremo 2021 sia da catalogare come un semplice insuccesso, limitato al mondo della musica e della tv. “Sono solo canzonette”, cantava Eduardo Bennato. Uno che a questo Festival sarebbe servito come il pane. No, non sono solo canzonette.
Anzi, anche questa edizione del Festival, come le ultime edizioni, rappresenta in realtà una straordinaria cartina di tornasole del servizio pubblico. Dopo aver perso i diritti per le Olimpiadi e per i Mondiali di calcio, la Rai da anni si aggrappa pervicacemente al Festival. Sanremo ormai era l’ultima spiaggia, la Dunkirk di viale Mazzini. In queste ore sta diventando la sua Caporetto.
Sanremo 2021, le ragioni di un fallimento
In particolare l’edizione di quest’anno era la prova del Nove per il direttore di Rai Uno Stefano Coletta. Il fallimento della Rete ammiraglia è sotto gli occhi di tutti. Ascolti in caduta libera, conduttori in fuga, ricavi pubblicitari che fanno acqua da tutte le parti. I numeri sono impietosi. E il riscatto pareva potesse arrivare dal Festival di Sanremo. Con l’accoppiata formata da Amadeus e Fiorello che doveva essere salvifica. Non hanno fatto i conti, però, con la supponenza dei vertici Rai che hanno puntato a conquistare i ggiovani ma hanno dimenticato che la tv la guardano soprattutto gli over 50. La generazione Tik Tok le esibizioni dei cantanti le vede su Youtube, non resta incollata 4 ore davanti alla tv. E non perde tempo neanche su Raiplay. Una piattaforma farcita di spot che vorrebbe imitare Netflix, ma che richiede più procedure del sito dell’Inps.
L’anno scorso l’edizione di Sanremo non era di Coletta
Non badate all’anno scorso, allorché Coletta si era preso meriti che non aveva. Sanremo 2020 era stata programmata e curata nei minimi dettagli dal precedente direttore di Raiuno, Teresa De Santis, fatta fuori a gennaio inoltrato, quando la kermesse era già pronta e confezionata.
Suona addirittura ridicolo, rivisto ora, e lo condividiamo per far ridere anche i nostri lettori vedere Coletta pavoneggiarsi nelle interviste dello scorso anno, dove spiegava che il sogno della sua vita era occuparsi del Festival di Sanremo. Aveva pronunciato una serie di supercazzole (“il Festival ha vinto perché ha vinto il valore dell’amicizia”). No, Coletta, il Festival della canzone italiana vince se ci sono i cantanti e le canzoni vincenti. Vince se ci sono i campioni. Ma i campioni della musica e non quelli del calcio. Vince con Ligabue non con Ibrahimovic.
L’alibi del Covid non regge
E a proposito di calcio, non regge la scusa che la mancanza del pubblico in teatro, penalizza gli ascolti. Guardate gli ascolti del calcio. A porte chiuse non ha perso un solo telespettatore. Magari è diverso se giocano Ronaldo e Messi o se giocano calciatori di belle speranze. Ecco, in questa edizione del Festival di Sanremo 2021, si sono visti tanti promettenti Primavera, qualche vecchia gloria e pochissimi fuoriclasse.
Con Coletta affonda anche Lucio Presta, a Sanremo come manager di Amadeus e come “direttore artistico occulto” del Festival. Non un semplice fante, ma un generale che ha le sue responsabilità nella Caporetto della Rai. Una disfatta che, c’è da giurarci, avrà ripercussioni pesanti al settimo piano di viale Mazzini.