Il presidente degli Architetti scrive alla Raggi: “La sindaca intervenga, uffici del Comune a rischio paralisi”

raggi architetti

Con una lettera indirizzata alla sindaca di Roma Virginia Raggi, l’Ordine degli Architetti di Roma e provincia lancia l’allarme. “Abbiamo scritto altre volte sulla mancanza di personale negli uffici del Dipartimento Pianificazione ed Attuazione Urbanistica. La situazione difficile sta diventando, con i pensionamenti, letteralmente drammatica” si legge nella missiva firmata dal Presidente OAR Flavio Mangione.

Mangione sollecita la sindaca

“Personale preparato e con esperienza pluridecennale andrà in pensione nei prossimi mesi – aggiungono gli architetti – e questo non sarà affiancato da nuovi assunti, né sostituito”. E se gli uffici già ora “non riescono a far fronte alle istanze del privato” e “visti anche i tempi di espletamento delle fasi inerenti i nuovi concorsi recentemente avviati che non vedranno il loro compimento prima dei cinque anni, si rendono estremamente necessarie misure transitorie che riescano a far fronte al grave problema della paralisi di fatto di alcuni uffici”.

Al Comune di Roma uffici completamente sguarniti

“A problemi straordinari – scrive ancora OAR – riteniamo si debba rispondere construmenti straordinari. Altri Comuni hanno risolto aprendo, transitoriamente, ai servizi di tecnici esterni all’amministrazione. Gli Ordini si sono già resi disponibili in tema di sussidiarietà, per poter farsi promotori di iniziative che supportino gli uffici pubblici nelle loro attività: abbiamo già strutturate delle soluzioni immediatamente attuabili”.

La storia dell’Ordine degli Architetti

L’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Roma e Provincia è stato istituito nel 1923, con Legge 1395, e opera sotto l’alta vigilanza del Ministero della Giustizia. Quello di Roma è tra i più numerosi in Europa. Tra le missioni dell’OAR c’è l’attività di formazione per i propri iscritti, anche con uno slancio verso l’internazionalizzazione degli architetti italiani, esportando conoscenza e competenze: non mancano progetti ideati per esportare il know how in altri contesti quali, ad esempio, quelli dei Paesi del Mediterraneo, Iran, Marocco, Libia, Etiopia, dove sono in atto le sfide per restaurare e tutelare il patrimonio architettonico.