Il ricatto di Cospito: mangio se mi mandate a casa o se liberate i mafiosi del 41-bis….
O ai domiciliari oppure togliere dal 41-bis altri detenuti. E’ la condizione posta dall’anarchico Alfredo Cospito ai giudici del tribunale della Sorveglianza di Milano per smettere lo sciopero della fame che ha iniziato lo scorso 20 ottobre e che porta avanti, tra integratori e vitamine, a singhiozzi, da ormai cinque mesi. La decisione del tribunale di sorveglianza sull’istanza di differimento della pena ai domiciliari per Alfredo Cospito, comunque non arriverà prima di lunedì. Il collegio presieduto da Giovanna Di Rosa, e del quale fanno parte la magistrata Ornella Anedda e due esperti, è riunito in camera di consiglio per valutare se accogliere l’istanza presentata dalla difesa dell’anarchico, per motivi di salute. I giudici hanno cinque giorni di tempo per decidere. Guarda caso, lo sciopero ha coinciso con l’insediamento del governo Meloni…
Anarchici e ultrasinistra come reagirebbero a un “no” per Cospito?
Cospito ha chiesto di scontare i domiciliari a casa della sorella. Se l’anarchico ottenesse i domiciliari sarebbe per lui una grande vittoria politica, così la contrabbanderebbero, mentre è noto che i giudici sono chiamati non a valutazioni di merito sul 41-bis ma solo sul suo stato di salute e sulla compatibilità in un istituto di pena. Le richieste riferite dal difensore, l’avvocato Flavio Rossi Albertini, che rimarca come quella del suo assistito non sia una scelta sul cibo ma sull’esistenza. Sì, insomma, lui rivendica la libertà di leggere, studiare, ricominciare, ragionare, scrivere. Qualcuno potrebbe obiettare: ma ci poteva pensare prima… Comunque la si voglia mettere, Cospito, con l’aiuto della forza d’urto violenta dell’ultrasinistra – lo abbiamo visto – intende né più né meno che ricattare lo Stato, le istituzioni.
Ecco perché i precedenti “no” ai domiciliari
Sul “no” ai domiciliari si sono espressi già in una relazione la procura generale di Torino e quella nazionale Antimafia, che hanno ribadito la pericolosità dell’uomo accusato anche dell’attentato del 2006 contro la Scuola carabinieri di Fossano (Cuneo), che avrebbe potuto causare una strage, così come, oralmente, la procura generale di Milano. Peraltro, un “no” sostenuto dalla giurisprudenza che stabilisce, in casi simili, che la richiesta va respinta “se si tratta di patologia autodeterminata”. La procura generale, “visto che le condizioni di salute permangono invariate e gravi”, chiede che Cospito resti in maniera stabile nel reparto detenuti dell’ospedale San Paolo fino a quando le sue condizioni non diventeranno “compatibili” con quelle ammesse negli istituti di pena. Una richiesta volta a garantire il massimo delle cure.