Il titolo lo hai ancora, la credibilità no. Al Montale non si placano le polemiche

La vicenda della preside del liceo Montale Sabrina Quaresima sembra non volersi sgonfiare. Nonostante l’archiviazione dell’indagine, disposta dall’Ufficio regionale scolastico. Dopo oltre 10 ore di audizione della Quaresima. E dopo che il ragazzo di 19 anni, che aveva dichiarato di essere stato in qualche modo infastidito dalle avances della preside, si è rifiutato di mostrare le presunte conversazioni in chat. E l’audio incriminato. Tutto risolto dunque? Non sembra proprio. Almeno a giudicare dalla nuova scritta, apparsa sul muro dell’istituto romano. Fatta verosimilmente da alcuni studenti, con una bomboletta rosa. ‘Il titolo lo hai ancora, la credibilità no’, si legge a caratteri cubitali. Evidentemente, non tutti tra gli alunni del Montale sono soddisfatti della istruttoria compiuta dall’ufficio competente. E infatti, è comparsa una ulteriore scritta. Usr, (ufficio regionale scolastico ndr), ti sei fatto ingannare.

Nel mentre però, altri studenti hanno preso le difese della Quaresima. Puntando il dito sul fatto che il loro compagno, alla fine non abbia voluto (o potuto) fornire alcuna prova di quanto dichiarato. Un giallo insomma, che ancora divide e crea polemiche. Anche se dopo l’archiviazione, dalla rete sono arrivate tantissime manifestazioni di solidarietà alla preside. Che al momento, in questa storia, sembra essere la persona che ci ha rimesso più di tutti.

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Il Montale si divide tra ‘colpevolisti’ e ‘innocentisti’

L’Ufficio scolastico regionale, si legge in un comunicato diffuso mercoledì, «non ha accertato violazioni del codice disciplinare, per cui non avvierà procedimenti, né adotterà provvedimenti disciplinari». Nessuna conseguenza per la dirigente, ma neanche per lo studente che ha raccontato a docenti e compagni di scuola di aver avuto un rapporto intimo con la donna. Così si è conclusa l’indagine dell’Ufficio scolastico regionale, ma non le polemiche tra i corridoi del liceo. Una bufera del genere, vissuta sia all’interno delle mura scolastiche sia a livello mediatico, non si dimentica facilmente. Lo confermano alcuni ragazzi all’uscita delle classi dell’indirizzo classico, lo stesso frequentato dal maggiorenne coinvolto nella vicenda.

«Siamo tutti affranti per com’è andata a finire, ci aspettavamo ben altre conseguenze», spiega un ragazzo dell’ultimo anno. Una larga parte del corpo studentesco, infatti, sperava nel licenziamento della preside. Ma non tutti, c’è anche chi pensa che A. S. avrebbe dovuto assumersi le sue responsabilità. «La voce l’ha messa in giro lui, doveva fornire le prove», sostiene un’alunna di 14 anni. Il Collettivo Montale ha deciso di non esprimersi «a nome di tutta la scuola».Il ragazzo, dal canto suo, resta trincerato nel silenzio: «Non ho nulla da dire», è la risposta che dà a ripetizione. Poi aggiunge: «La mia faccia è distesa, sono tranquillo. Ma perdo facilmente la pazienza». Quella stessa irrequietezza, forse, che l’ha spinto a vantarsi con i suoi amici di una storia che al dunque non ha voluto confermare.