Il vizio di Zingaretti lo porterà di nuovo in Procura (video)
Quel vizio Zingaretti non lo perde. Fugge, non risponde. Strilla alle bufale per evitare di dire la verità. Non sa come uscire dal pasticcio delle mascherine e si avvale della facoltà di non rispondere, come se si trovasse di nuovo di fronte ai giudici chiamati a decidere su mafia capitale.
Ma Zingaretti fa il governatore del Lazio e rispondere non è una facoltà, bensì il suo dovere. Soprattutto quando lo convoca la commissione che per statuto e non per capriccio è guidata dall’opposizione: il comitato di controllo contabile. È l’organo chiamato a vigilare sull’adeguatezza delle spese. Ci sta apposta.
Il vizio di Zingaretti
E siccome la vicenda delle mascherine – 9 milioni di esemplari, solo ottocentomila arrivate – è tutt’altro che chiarita, Giancarlo Righini, scrupoloso consigliere regionale di Fratelli d’Italia e presidente del Comitato (nella foto), ha convocato il governatore. Ieri, alle 16. Assieme al direttore della protezione civile della regione, Tulumello.
Zingaretti ha fatto fare un pronunciamento dalla sua maggioranza contro l’audizione. Per avere l’alibi di scappare. Il sabotaggio delle istituzioni. Riduce a coriandoli lo statuto della regione che governa. Se ne frega della trasparenza. Ha paura dell’opposizione che fa il suo dovere. Il solito vizio di Zingaretti, appunto.
Eppure, avrebbe dovuto essere ascoltato, il governatore, senza neppure muoversi da casa, in conference call. Avrebbe sentito Chiara Colosimo, anche lei di Fdi, sulla Eco.tech – la società di lampadine alla ricerca di mascherine in Cina – e non avrebbe potuto più cianciare di fakenews. Siccome la storia non finisce ora, gli riproponiamo qui sotto👇 il video dell’intervento della Colosimo. Così comprende il guaio in cui si è cacciato.
Oppure lo avrebbero interrogato sull’altra società, oggetto di un’interrogazione di Laura Corrotti della Lega, la Worldwide Luxury Corner Srl, titolare Patrizia Colbertaldo. Chissà se il nome di quest’ultima gli ricorda qualcosa al governatore. Nel 2008 lei o una sua molto omonima, fu candidata alle elezioni municipali di Ostia nella lista civica per Rutelli (che era candidato sindaco). Il candidato presidente era Paolo Orneli, attuale assessore di Zingaretti. Ops.
L’assessore conosce la signora?
A proposito: recentemente la signora in questione ha scritto ad Affari italiani una lunghissima lettera in cui tra l’altro ha fatto sapere: “Non ho nè amici in politica nè tessere di partito”. Doppio ops.
Non si è presentato in audizione neppure il direttore della protezione civile, Tulumello, quello che firma gli ordinativi, poi li revoca e poi li rinnova. Fa tutto da solo – speriamo – e si permette il lusso di disertare un’audizione. Roba da licenziamento. Se invece glielo hanno ordinato di non presentarsi è ancora peggio: la regione non è una sezione di partito.
Zingaretti fa ogni giorno lezioni di democrazia. Ma prima di dispensare voti e pagelle, il presidente deve abituarsi all’idea che lui non è un intoccabile. E se l’opposizione fa domande – soprattutto nella sede istituzionale – lui non può fare altro che rassegnarsi a rispondere. Lo fanno i presidenti del consiglio. I ministri. I sindaci. Gli assessori. E anche Zingaretti non può permettersi di sfuggire alla regola.
E non ha molto senso neppure la sciocchezza sulla competenza dell’organo presieduto da Righini. Non è la maggioranza che sceglie il terreno di gioco, ovvero la commissione dove preferisce andare. Si informi col Parlamento. E si scusi col presidente del comitato di controllo. Poi, ringrazi Tulumello per il servizio reso alla regione Lazio. La sua opera si può concludere ora.