Ilaria Sula, la confessione di Mark Samson: ‘Le ho portato la colazione e l’ho uccisa’. La madre di lui: ‘Lo distraeva dagli studi’

Una colazione a letto, un messaggio sul telefono, un coltello da pane. Così, secondo quanto racconta Mark Samson, è cominciato l’orrore. In poche ore, quello che lui definiva amore, è diventato tragedia. Ilaria Sula, 22 anni, è stata uccisa a coltellate dal suo ex compagno, che ora è in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Ma dietro la sua confessione si potrebbe nascondere molto di più: una messinscena calcolata, una famiglia sospettata di complicità e troppi elementi che non tornano.
La confessione: “Ho perso la testa”
È durato cinque ore l’interrogatorio in cui Mark Samson, 23 anni, ha ammesso tutto: il litigio nato da un messaggio ricevuto da Ilaria, la rabbia, la lama afferrata dal vassoio, e poi il silenzio. Nessuna difesa, nessuna reazione da parte della ragazza, che secondo il suo assassino sarebbe morta all’istante. Il coltello che gli inquirenti cercavano, quindi, sarebbe stato quello usato per tagliare il pane. Lo stesso con cui avrebbe sferrato tre colpi al collo, secondo quanto emerso dall’autopsia.

Mark ha pianto, ha chiesto scusa. Ma nel suo racconto c’è una freddezza inquietante: dopo il delitto sarebbe uscito a comprare detersivi e stracci, avrebbe ripulito il sangue, avvolto il cadavere in sacchi di plastica e poi in un trolley, gettandolo infine in un burrone. Una calma, però, che cozza con il presunto “raptus” di gelosia.
Il sospetto di una messinscena
E proprio il fatto che la rabbia del momento non è “in sintonia” con la freddezza con cui avrebbe agito il ragazzo nei momenti successivi all’omicidio che fa insospettire chi sta investigando. Gli inquirenti non sono convinti. Ci sono troppe incongruenze. L’orario della morte, per esempio: Ilaria aveva lo stomaco vuoto, forse non ha mai ricevuto quella colazione. È possibile che l’abbia uccisa la sera prima? E poi, perché sarebbe rimasta a dormire da lui se davvero voleva troncare la relazione?
Ci sono anche stranezze nell’auto: nessuna traccia di sangue, come se fosse passato troppo tempo tra l’omicidio e il trasporto del cadavere. Ma soprattutto, c’è la questione più scottante: i genitori di Mark erano in casa?
Genitori sotto accusa: dov’erano nel momento del delitto?
Lui ha scelto di non rispondere a questa domanda. E questo alimenta i dubbi. Gli inquirenti stanno ora valutando la posizione della madre e del padre, Rik Samson e Nosr Manlapaz. Potrebbero averlo aiutato a ripulire la stanza, a spostare il corpo, forse addirittura essere stati presenti durante l’omicidio. Entrambi hanno già nominato un avvocato.
La madre, in particolare, avrebbe osteggiato il rapporto con Ilaria. Secondo amici e conoscenti, voleva che il figlio pensasse solo agli studi. “Non volevo che mio figlio frequentasse quella ragazza”, avrebbe detto. Parole che oggi assumono un peso enorme.
Da studente modello a killer spietato
Per molti, Mark era il ragazzo perfetto: studente di architettura, timido, religioso, da bambino faceva il chierichetto. Ma chi lo conosce bene parla anche di scatti d’ira, momenti di buio. Negli ultimi mesi, era sempre più distante da tutto: dagli esami, dalla quotidianità. Eppure, nessuno si sarebbe aspettato questo.
Nel frattempo, il quartiere Africano – dove vive la comunità filippina di cui i Samson fanno parte – è ancora sotto shock. Ilaria e Mark sembravano una coppia normale. Ma dietro l’apparenza si nascondeva un legame malato, che ha portato alla morte di una ragazza che voleva solo voltare pagina.
Ora si indaga anche sul movente reale: è stata solo gelosia? O c’era premeditazione? L’uso del telefono di Ilaria nei giorni successivi – per inviare messaggi ai familiari e aggiornare il suo profilo Instagram – lascia pensare a un tentativo lucido di depistaggio.
Il 23enne resta in carcere: pericolo di fuga
Intanto ieri il gip di Roma ha convalidato il fermo per il 23enne reo confesso. I pm, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, contestano al ragazzo l’omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva e l’occultamento di cadavere. Il gip ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e tutte le esigenze cautelari: il pericolo di fuga, il rischio di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio.
La verità non è (ancora) tutta in quella confessione
Mark ha parlato, sì. Ma le sue parole sembrano più una copertura che un pentimento. E la verità, quella vera, è ancora intrappolata tra le mura di casa sua, tra i silenzi dei suoi genitori e le troppe domande rimaste senza risposta. Ma una cosa è certa: Ilaria Sula non è morta per un raptus. È stata tradita da chi diceva di amarla.