Ippodromo Capannelle verso la chiusura: ippica a rischio, addio ‘Febbre di cavallo’

Ippodromo Capannelle - Febbre da Cavallo
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Potrebbe essere un Capodanno amaro, quello dell’Ippodromo Capannelle e delle circa 900 persone che ci lavorano. La struttura è a un passo dalla chiusura: circa 900 lavoratori potrebbero presto perdere il posto e uno dei luoghi simbolo dell’ippica italiana rischia di scomparire.

L’ippodromo era diventato anche uno dei simboli del cinema italiano, visto che qui è stato girato “Febbre da cavallo”, film cult del 1976, con Gigi Proietti, Enrico Montesano, Adolfo Celi, Catherine Spaak e Mario Carotenuto, con la direzione di Steno. Dopo più di 60 anni di attività, la società Hippogroup dovrà restituire le chiavi dell’impianto alla mezzanotte del 31 dicembre, subito dopo le ultime corse dell’anno. La concessione per gestire il più grande ippodromo d’Italia, situato in via Appia Nuova e di proprietà di Roma Capitale, è scaduta ormai nel 2016, ma il Campidoglio ha permesso ad Hippogroup di proseguire temporaneamente fino alla fine del 2024. Da gennaio, però, il futuro delle Capannelle è più che mai incerto.

Percorso travagliato verso il bando

Lo scorso aprile, l’assessore allo sport Alessandro Onorato ha avviato un bando per individuare un nuovo gestore, aprendo le buste ad agosto. Ma il Comune ha richiesto ulteriori approfondimenti, bloccando qualsiasi assegnazione a partire dal 1 gennaio 2025. Per evitare un’interruzione, il ministero delle Politiche Agricole ha proposto un “bando ponte” destinato alle società ippiche italiane, con l’obiettivo di selezionare un gestore temporaneo. Hippogroup, però, è stata esclusa per presunti debiti verso l’amministrazione, superiori a 20 milioni di euro. Inoltre il TAR ha sospeso la procedura fino al 20 novembre, in attesa di valutare un possibile reinserimento di Hippogroup nel bando.

Canone insostenibile 

Le tensioni riguardanti l’ippodromo Capannelle affondano le radici nella gestione Raggi, che ha richiesto un aumento del canone annuo da 66 mila a circa 2,5 milioni di euro, cifra considerata eccessiva per un’azienda che registra bilanci intorno ai 7 milioni. Hippogroup ha contestato la richiesta, ma il Tribunale civile di Roma l’ha considerata solo una “proposta commerciale”. L’amministrazione Gualtieri, seguendo la linea dell’assessore Onorato, non solo è determinata a riprendere l’impianto, ma pretende anche il recupero dei presunti canoni arretrati.

Le ripercussioni della chiusura

Se non si troverà una soluzione, Roma rischia di perdere uno dei suoi patrimoni sportivi più importanti, lasciando senza lavoro non solo 103 dipendenti diretti (per i quali è già stata avviata la procedura di licenziamento), ma anche i numerosi lavoratori dell’indotto, coinvolgendo complessivamente oltre un migliaio di persone. Inoltre, i 500 cavalli stanziali e i relativi addetti verrebbero privati della loro attività. La situazione è particolarmente critica per le famiglie monoreddito che dipendono interamente dal lavoro all’Ippodromo.

L’intervento del Ministro Lollobrigida

Di fronte alla gravità della situazione, il ministro delle Politiche Agricole, Francesco Lollobrigida, ha chiesto al sindaco Gualtieri di intervenire: “L’Ippodromo Capannelle è una risorsa strategica, e siamo molto preoccupati per i lavoratori. Tuttavia, il Comune deve assumersi le sue responsabilità”. Lollobrigida ha sottolineato che, nonostante i numerosi appelli, non ha ricevuto risposte adeguate dal sindaco, e auspica una regolarizzazione che tuteli uno dei più importanti ippodromi d’Europa.

Ippodromo Capannelle, un patrimonio da salvare

Per Gualtieri, con l’avvicinarsi del Giubileo, la priorità potrebbe essere riconsiderare la strategia adottata finora, ricercando un dialogo costruttivo con Hippogroup. La perdita dell’impianto equivarrebbe a una grave sconfitta per l’ippica romana: un settore che, grazie agli eventi delle Capannelle, come il recente Derby Italiano del Trotto, continua a registrare successi e a coinvolgere migliaia di appassionati. Come ha ricordato il direttore generale del Masaf, Remo Chiodi: “L’ippodromo è un motore che alimenta il nostro settore, e non è ancora il momento di fermarsi”.

In questa corsa contro il tempo, il futuro dell’Ippodromo delle Capannelle sembra ancora aperto, ma la soluzione deve arrivare presto, per non trasformare questo luogo storico in un altro esempio di abbandono e perdita culturale.