Ius Scholae: il labirinto della Cittadinanza Italiana, chi lo vuole e chi no

Ius Scholae
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Lo Ius Scholae è tornato a infiammare la politica italiana, e non è una novità che fa dormire sonni tranquilli ai membri della maggioranza. Da una parte, Forza Italia si schiera a favore di una riforma che regolarizzi gli studenti e le studentesse straniere. Dall’altra, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, con toni da funerale, si oppongono, tirando in ballo “priorità” di altri temi, come se la cittadinanza fosse un argomento da trattare solo in una riunione di condominio.

Tema spinoso

L’Italia, si sa, è un Paese di migrazioni. Un luogo dove le persone si spostano dall’esterno all’interno e viceversa, anche se, a quanto pare, alcuni politici sembrano aver dimenticato che l’immigrazione non è un’invenzione recente. Prima che si iniziasse a suonare il campanello d’allarme sull’immigrazione, l’Italia era già un crogiolo di culture. E ancora adesso gli stranieri continuano a popolare le nostre strade, alcuni dei quali hanno persino figli e nipoti nati qui, nel bel Paese.

La questione della cittadinanza è da sempre un tema spinoso, un vero e proprio labirinto ideologico. Da un lato ci sono coloro che temono di perdere l’“italianità” (che, a dirla tutta, è un concetto piuttosto nebuloso), dall’altro chi chiede diritti e riconoscimenti. E ora, in questo agosto rovente, ci si chiede se una riforma per accedere alla cittadinanza sia davvero necessaria e in che forma debba arrivare: un Ius Soli che faccia tremare i polsi o un più sobrio Ius Scholae? In mezzo a questa confusione, il dibattito rischia di diventare un passatempo da salotto televisivo, un gioco di parole che si perde nel nulla.

Chi è a favore e chi è contro

Il dibattito si è acceso tra Antonio Tajani e Matteo Salvini, con Giorgia Meloni che, come un’abile equilibrista, cerca di non cadere nel baratro dell’opinione pubblica. Tajani, da buon forzista, si batte per la riforma.

La premier Giorgia Meloni sembra aver intuito il rischio di un allargamento del bacino elettorale della parte più moderata della maggioranza e si è unita al dibattito per sgonfiare i toni e quindi far ricadere nella penombra dello sgabuzzino delle buone idee (alla quale lei stessa aveva detto sì solo nel 2022) il diritto alla cittadinanza tramite la riforma dello Ius Scholae.

Nel frattempo l’opposizione si è unita e tra i tre litiganti prova a infilare una mozione – prevista per settembre – che chiede al governo di impegnarsi a cambiare le norme di cittadinanza calendarizzando già a ottobre la discussione. A Tajani sarà forse concessa qualche briciola, ma i giochi sembrano chiusi con la lapidaria affermazione del non addetto ai lavori Francesco Lollobrigida, che da ministro dell’Agricoltura risponde con un “non serve alcune riforma” e per confondere gli ascoltatori ha citato anche l’Impero romano e la cristianità. Chissà da dove ha preso questa certezza, soprattutto a distanza di così poco tempo dalle Olimpiadi di Parigi, che hanno schierato atleti di seconda e terza generazione e hanno fatto gran orgoglio al medagliere italiano. Una presenza che si scontra quindi con quella che il ministro vuole riportare a un’identità costruita nei secoli e che rende (o dovrebbe) i cittadini “consapevoli di quello che valiamo”.

Angelo Bonelli di Europa Verde avverte: non si può relegare il tema dello Ius Scholae a un dibattito estivo o a pretesto per litigi interni alla maggioranza. E mentre i politici si scambiano frecciatine, ci sono 88.000 alunni senza cittadinanza in Piemonte, 87.000 in Toscana e 70.000 in Lombardia. L’Adi, l’associazione dei docenti, si schiera a favore della riforma, sottolineando che “la scuola è il passaggio fondamentale dove tutti i ragazzi camminano naturalmente insieme, quale che sia l’origine etnica”. Ma, per ora, continuiamo a osservare lo spettacolo tragicomico offerto dalla politica.

Che cos’è lo Ius Scholae?

Per chi non lo sapesse, lo Ius Scholae è una proposta che mira a riconoscere la cittadinanza italiana ai giovani che sono nati o arrivati nel Bel Paese prima dei 12 anni. Ma attenzione, perché questo labirinto non è per i deboli di cuore. Le strade sono intricate, i muri alti e le porte spesso sbarrate. Chiunque cerchi di attraversarlo deve affrontare il Minotauro dell’opinione pubblica, le spade affilate dei politici e le trappole delle leggi complesse.

In pratica, si parla di regolarizzare quasi mezzo milione di giovani stranieri in cinque anni. A 18 anni, questi ragazzi potrebbero richiedere la cittadinanza in modo volontario, a patto che non si siano persi tra le mille sagre e piatti tipici che, a quanto pare, sono il vero metro di misura dell’italianità.

La differenza con lo Ius Soli

Attualmente, in Italia vige lo “Ius Sanguinis”, che premia chi ha sangue italiano nelle vene. Lo Ius Soli, invece, vorrebbe concedere la cittadinanza a chi nasce in Italia. In un Paese dove la cittadinanza sembra essere un privilegio riservato solo a chi ha il passaporto giusto, lo Ius Scholae è come un filo di Arianna per chi cerca di uscire dal labirinto. Ma attenzione, perché il filo potrebbe spezzarsi, e allora saremo tutti persi nel buio.