La Cassazione conferma il maxi sequestro al clan Fasciani. 12 milioni tra stabilimenti e società di comodo

La Cassazione ha confermato il decreto di sequestro dei beni a carico del clan Fasciani di Ostia. Già emesso dalla competente Corte di Appello, e rispetto al quale gli avvocati di parte avevano presentato alcuni ricorsi. Tutti respinti. Così adesso i militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno potuto eseguire il provvedimento, e procedere alla confisca di oltre 12 milioni di euro. Tra stabilimenti balneari, attività di ristorazione e panetteria e una serie di immobili intestati a compiacenti prestanome. Tutti beni che adesso entreranno nel patrimonio dello Stato. Per essere messi a disposizione della collettività per le finalità sociali previste dalle leggi vigenti.

I Fasciani governavano un impero con società di comodo e prestanomi

All’esito delle investigazioni è emerso che i rilevanti investimenti effettuati nel tempo – tra cui un noto stabilimento balneare e varie imprese attive nel settore dei prodotti da forno – non trovavano copertura con i modesti redditi dichiarati dai 2 proposti e dai loro familiari. 

È stato altresì rilevato come, dopo i primi provvedimenti giudiziari emessi nei loro confronti, fosse stato adottato un complesso e articolato reticolo societario. Per  schermare la riconducibilità delle attività commerciali dietro persone di fiducia, che fungevano, però, da compiacenti “prestanome”.

Al termine dell’intero iter processuale, è stata quindi disposta, sulla base della normativa prevista dal c.d. “Codice Antimafia”, la definitiva apprensione al patrimonio dello Stato dell’intero compendio aziendale. Composto di 7 società e 1 ditta individuale, operanti per lo più ad Ostia nella gestione di forni, bar, ristoranti e stabilimenti balnear. Oltre a 12 immobili, tra appartamenti e locali commerciali siti a Ostia e Capistrello (AQ), e 1 terreno. Nonché disponibilità finanziarie su rapporti bancari e postali. L’odierna operazione testimonia il costante impegno della Procura della Repubblica, del Tribunale e della Guardia di Finanza di Roma al fine di sottrarre alla criminalità le ricchezze illecitamente accumulate.