La Croce Rossa lancia l’allarme-truffe: “Non date soldi a chi li chiede in nome nostro”
La Croce Rossa Italiana mette in guardia i cittadini dalle possibili truffe. Infatti i truffatori, come gli spacciatori e i ladri, non vengono fermati dalla pandemia. né dalle difficoltà che gli italiani stanno vivendo. Anzi, proprio nelle difficoltà queste persone intravedono una nuova possbilità di guadagno illecito. A seguito di alcuni episodi segnalati da Comitati territoriali dell’Associazione o da notizie di cronaca, è opportuno ribadire – dice la Croce Rossa – che attualmente è in corso una campagna pubblica di raccolta fondi via Sms al numero 45505 per gli utenti Wind, Tim e Vodafone ma che la Cri – fa sapere in nella nota – “non chiede contributi e sostegni chiamando direttamente i cittadini né soprattutto lo fa porta a porta o davanti agli ospedali o usando altri canali”.
Ecco come aiutare la Croce Rossa
Chi vuole contribuire in sostegno delle attività della Croce Rossa, oltre a inviare l’Sms o chiamare il numero verde 800.065510 può contattare la Cri utilizzando esclusivamente i canali ufficiali riportati sul sito all’indirizzo: https://www.cri.it/donazioni-coronavirus o contattando i Comitati territoriali in caso di sostegno diretto alle realtà attive in tutta Italia. In caso di richieste dirette di denaro l’invito della Cri agli utenti è quello di contattare il numero verde della Croce Rossa Italiana 800.065510 per chiedere informazioni e in caso di evidenti tentativi di truffe di denunciarli alle autorità competenti.
Per i truffatori non c’è lockdown che tenga
L’allarme della Croce Rossa parte in questi giorni da alcuni gravi episodi segnalati anche dai mezzi di informazione. “Per ora le segnalazioni che ci sono arrivate, per fortuna, sono ancora poche – sottolinea la Croce Rossa -. Ma riteniamo importante mettere in guardia soprattutto le persone più anziane da tentativi di frode che approfittano della buona fede e della generosità di tanti. In un momento poi molto difficile di emergenza. Quello delle tentate truffe è un fenomeno che abbiamo rilevato a inizio pandemia e che adesso sembra, purtroppo, riproporsi”, conclude la nota della Cri.