La lettera del ristoratore romano. Siamo quelli che mangiamo in piedi all’una di notte, non molleremo mai

Sono state tante le manifestazioni di protesta dei ristoratori in queste settimane. Forse la più clamorosa resta quella che si è svolta attorno all’hastag #ioapro, e che ha sfidato regole e divieti. Con molti locali aperti anche la sera. E clienti seduti al tavolo, pronti a rischiare i 1000 euro di multa per solidarietà alla categoria. O all’amico oste sotto casa. Per denunciare che il 40% dei ristoratori probabilmente non ce la farà più ad andare avanti. Nonostante i ristori governativi e regionali, che rimangono largamente insufficienti. Ma in tutto questo, c’è anche chi ha preso carta e penna. E ha scritto una lettera aperta sui social. Come si usa fare oggi. Per spiegare come mai nonostante tutto i ristoratori non molleranno.

La lettera è stata ripresa anche da Guido Zappavigna, noto nella Capitale come grande animatore del tifo giallorosso. E che gestisce con la sua famiglia la ‘Fraschetteria’. Locale di pura cucina romanesca, al centro in via dei Banchi Vecchi. E da qualche anno anche a Piazza di Tor Marancia. La missiva in questione vale più di mille parole, e volentieri la pubblichiamo in versione integrale. Forse aiuterà qualcuno in alto a capire meglio lo spirito di questa gente. I sacrifici fatti, fin da ragazzi. E l’unica richiesta di oggi. Ci siamo messi in regola, i nostri locali sono sicuri. Ma adesso lasciateci lavorare.

Ristoratori in rivolta: venerdì i ristoranti apriranno a cena

La lettera aperta ripresa Guido Zappavigna. Da leggere per capire perché i ristoratori non mollano

“Sapete perché i ristoratori non vogliono mollare?
Vedete… si comincia presto a fare questo lavoro, a farlo davvero.
È dai primi anni dell’adolescenza che siamo abituati a lavorare nel weekend. Durante le vacanze, in qualsiasi momento di festa e condivisione.
Da sempre noi siamo quelli che “mi spiace, devo lavorare”.
La cena con gli amici, la cena di classe alle superiori, il pranzo di natale con la famiglia: “mi spiace, non ci sono, devo lavorare!” La ragazza da invitare fuori per una birra : “Ci vediamo lunedì sera?” “Facciamo sabato”. “Mi spiace, devo lavorare”. Le vacanze con gli amici… si va tutti assieme a Ibiza a fare un po’ di casino, a ballare a divertirsi… però cavolo, si va ad agosto. E tu, come al solito “mi dispiace ragazzi… devo lavorare”.
Siamo quelli che consumano il 99% della propria vita sociale sul posto di lavoro, perché quando siamo liberi noi tutti gli altri lavorano.
Siamo quelli che se si fanno un giro in moto se lo fanno da soli, in palestra ci vanno da soli, al calcetto la sera non possono andare. A cena con la moglie solo il lunedì o il martedì, in quei pochi ristoranti che restano aperti e ci permettono di ottemperare ai nostri ruoli di marito, fidanzato, figlio… animale sociale.

Siamo quelli che…la cura del cliente è tutto

Siano quelli che mangiano in piedi, che mangiano di corsa, che mangiano roba fredda perché appena inizi un piatto c’è sempre qualcosa da fare, e da fare in fretta.
Siamo quelli che anche se è una giornata di merda devono sorridere. Ce l’hanno insegnato il primo giorno di lavoro… “i problemi tuoi li lasci a casa, non li porti al bar”… dai ragazzi, anzi, colleghi… alzi la mano chi non si è sentito dire questa frase.
Siamo quelli che il prenderci cura del cliente è tutto. È una forma d’arte. È quello che sappiamo fare.. perché pensateci bene, se la gente viene nel vostro locale è per quello che riuscite a dargli voi… oltre al piatto, oltre al drink. Spegnete per un minuto Masterchef. Credo fermamente che i miei clienti fissi, se domani mi mettessi a servire kebab e Ceres, sarebbero comunque i miei clienti fissi.

Adesso fateci lavorare

“Siamo abituati alla rinuncia. Siamo abituati a lavorare per turni che non finiscono mai, siamo abituati a saltare il pasto e a fare tardi la notte. Siamo abituati a sorridere sempre, siamo abituati a non mollare, a non gettare la spugna. Siamo abituati ad ascoltare, ad avere pazienza.
Siamo abituati a spendere nel nostro lavoro tantissima energia, quasi tutta. E sapete la cosa assurda? Ci piace. Non potremmo fare altro.
Vogliamo fare tardi, vogliamo mangiare in piedi, vogliamo ascoltare i clienti. Vogliamo ridere tra i tavoli dopo 10 ore di lavoro.
Ci piace. Noi siamo il nostro lavoro. Noi cercheremo di non mollare, anche se gli aiuti sono ridicoli. E siamo lasciati a noi stessi.
Noi davvero, stiamo facendo di tutto per non mollare… ma siamo stanchi di questo forzato riposo.
Fateci lavorare.
Fateci lavorare, e se questo è chiedere troppo, forse è perché non avete idea di quanto tempo, di quanta fatica, di quanti sogni, di quanta tenacia ci siano dietro al nostro lavoro.
Articolo 1
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
….AMEN…..”

https://www.facebook.com/guido.zappavigna/posts/4273443429337823