La magistratura vuole bene a Nicola Zingaretti
Non vogliamo certo vedere Nicola Zingaretti in galera, ma questo silenzio bulgaro della magistratura sulle mascherine nel Lazio è davvero insopportabile.
Trentacinque milioni di euro. Anzi di più, perché per qualcuno gli affari andati male non sono solo quelli scoperti. Almeno quattordici milioni di euro e spicci (si fa per dire) volatilizzati. Soldi dei cittadini. Quattrini per l’incolumità collettiva a partire dal personale sanitario.
Per la magistratura, Zingaretti è un santo
Ne parliamo in pochi. Qualcuno si aggiunge per un servizio e poi basta. Paolo Ielo, il magistrato indomabile di Roma, prima fa sapere di aver mandato la Guardia di Finanza alla regione Lazio e poi non succede più nulla.
Profumo di sabbia.
Hanno indagato qualcuno, pesci piccoli. Le società che hanno incassato i denari. E poi sembra tutto fermo. Sirene spente.
Possiamo tornare ad avere fiducia nel modo di approvvigionarsi delle mascherine da parte di Zingaretti e compagnia? Possiamo comprare un’auto usata dal direttore della protezione civile regionale, Tulumello?
Se il dottor Ielo ci dice che si fa come hanno fatto loro noi ne siamo contenti. Perché siamo iscritti al partito di quelli a cui non piacciono gli scandali. Soprattutto in tempi di malattie.
Ma abbiamo la sensazione che sia accaduto qualcosa di molto grave nello scandalo delle mascherine del Lazio. Che ci siano state aderenze della EcoTech che le hanno consentito di far breccia nella corsa agli acquisti. Persino in altre regioni. Ed è paradossale per chi è specializzato in lampadine.
Zingaretti è fortunato perché non lo interroga nessuno. Non lo convoca il magistrato – ancora non è successo – e nemmeno se ne è andato il direttore della Protezione civile. Non si muove una foglia.
Lo grazia anche il Corriere della Sera
Fortunatissimo il governatore persino quando incontra la grande stampa nazionale. Ieri si è imbattuto in Maria Teresa Meli, stella del firmamento del Corriere della Sera, che ci ha messo poco a capire che cosa doveva fare per intervistare il capo del Pd: dimenticarne i doveri istituzionali da presidente di regione. Risultato: una pagina intera senza nemmeno un punto interrogativo per chiedere notizie sulle mascherine.
Ecco, tutto questo silenzio non ci piace. Sa tanto di regime, per cui non si infastidiscono i potenti. Ma quanto conviene allo stesso Zingaretti rimanere nelle sabbie mobili, che prima o poi ti afferrano e ti trascinano giù?
Questa brutta storia l’ha gestita da maramaldo, incattivendo gli animi quando ha cominciato a minacciare querele contro chi gli chiedeva conto del pessimo affare. Contro politici e giornalisti. Ovvio che ti becchi le rispostacce di chi non è pavido, caro Nicola.
E’ il tempo di dire la verità a tutti, anche se in Procura non ti fanno domande. A noi interessa sapere come avete scelto le società delle mascherine, come vi è venuta in testa questa idea di rivolgervi a venditori di lampadine. Oppure chi l’ha proposto, fosse anche un parlamentare della Repubblica piuttosto disinvolto. Ma i cittadini che hanno paura del coronavirus non possono essere ingannati dalla regione Lazio. Coraggio, parla.
Ma Le Iene no….
A differenza del Corriere della Sera, la trasmissione Le Iene ieri sera ci ha offerto un servizio giornalistico di dieci incredibili minuti. Persino noi che conosciamo bene la vicenda non sapevamo di altre offerte alla regione Lazio di mascherine a costo considerevolmente più basso da parte di altre aziende. Non ci sono le mascherine, non tornano indietro i soldi. Ma a Zingaretti vogliono tanto bene e nessuno gliene chiede conto. Nemmeno al suo direttore della protezione civile….
A proposito: accanto a Tulumello c’era il capo ufficio stampa della regione, Emanuele Lanfranchi, quello più arrogante nei confronti del giornalista de Le Iene. Anche lui lo paghiamo noi.