La marcia della pace spacca ancora la sinistra. E volevano pure governare
La marcia per la pace lanciata da Conte alla manifestazione della Cgil ha già spaccato la sinistra. Tra i silenzi imbarazzati del Pd, la mobilitazione delle associazioni e della rete, e il ‘non in mio nome’ di Calenda. Una ennesima prova, se ce ne fosse stato bisogno, che stavano tutti insieme solo per governare. O se si preferisce, con termine meno nobile, per le poltrone. Che nessuno vuole, ma dalle quali è sempre così difficile alzarsi. Il leader del M5S, impegnato a riconquistare consensi per il suo partito, ha fatto una mossa da opposizione di piazza. Sapendo bene che il tema può diventare un boomerang. Non per lui, ma per i suoi ex alleati. Infatti, chi si può dire contrario alla pace? Ovvio, come bere un bicchiere d’acqua. Ma poi, concretamente che significa? Rafforzare le iniziative diplomatiche? O sospendere subito l’invio delle armi all’Ucraina, come pure una parte della sinistra e del mondo grillino vorrebbero? Con quali risultati, a parte un’ovvia considerazione sulla credibilità internazionale dell’Italia, è facile immaginare. A meno che non si intenda per pace, un’avanzata rapida e definitiva della Russia. Insomma, le contraddizioni non mancano. E ci si è messo pure Calenda. Che a La7 alla domanda se lui andrebbe, ha dichiarato: manco morto. E sull’accusa del vice segretario del Pd Provenzano, che lui e Renzi sarebbero pronti ad appoggiare la Meloni, ha chiosato: classico dei comunisti, definire fascisti i liberali. Altro che campo largo, sembra passata un’eternità. E se i cocci sono questi, per la sinistra sembra davvero difficile raccoglierli.
A sinistra volano gli stracci. Calenda, dire vogliamo la pace è come dire voglio bene alla mamma
“È uno sport antico dei comunisti quello di definire i liberali ‘fiancheggiatori dei fascisti’. Lo fanno da sempre, i riformisti sono il nemico numero uno dei comunisti. E Provenzano ha un impianto da comunista ideologico. Noi non abbiamo mai offerto nessun appoggio a Giorgia Meloni, io non condivido nulla di quello che Forza Italia, Salvini e Meloni hanno proposto al Paese in campagna elettorale. Anzi, ho offerto appoggio al Pd”. Così il leader di Azione alla trasmissione In Onda su La7. Che ha anche rincarato la dose. “Conte è un leader politico e oggi ha detto cose della serie ‘voglio bene alla mamma’” – ha concluso Calenda.
Insomma, la campagna elettorale è finita. Ma non nel centrosinistra. Dove sempre più sembra essere un tutti contro tutti. Con le due anime, quella populista e barricadiera della piazza e del reddito di cittadinanza, e quella più aperta e liberale, lontane anni luce.
Chi ancora si chiede perché gli Italiani alle urne abbiano fatto scelte diverse, ogni giorno che passa ha certamente qualche risposta in più.