La medicina che ci piace. Il tumore alla mammella non sarà più un incubo

Il tumore alla mammella, che è considerato una malattia di “famiglia” per la sua ereditarietà, è sempre più curabile. Tanto che i progressi della medicina stanno cambiando il futuro dei trattamenti: dalla chirurgia verso le cure farmacologiche. Interris.it ne ha parlato con il dottor Pier Franco Di Roberto,specialista in Ginecologia, Ostetricia e Oncologia, dal 2014 Coordinatore Didattico dei Corsi di “Tecnica chirurgica laparoscopica semplificata” di “Gineva”, Casa di Cura Villa del Rosario, Roma.

Secondo i dati ISTAT nel 2018 il carcinoma mammario ha rappresentato, con 13.076 decessi, la prima causa di morte per tumore nelle donne. Come emerge dal report “I numeri del cancro in Italia 2021”, emessi dal Ministero della Salute, sono stimate circa 55.000 nuove diagnosi di carcinomi della mammella femminile nel 2020. E nel 2021 sono stimati 12.500 decessi. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è dell’88%.

Quel tumore sarà curabile senza terapie invasive

Dottor Di Roberto, oggi a una donna su 8 viene diagnosticato il tumore alla mammella ma con un approccio multidisciplinare nel 90% dei casi la paziente si salva. Mantenendo anche la propria femminilità. E’ così?

“Si vorrebbe arrivare lì, a quel 90% ci siamo quasi e ci si arriverà. La prevenzione ovviamente è fondamentale. Il tasso di guarigione è in funzione del momento in cui si fa la diagnosi. L’optimum per combattere il tumore è la diagnosi precoce e l’adozione della terapia più adatta per quel tipo di tumore. Oggi sappiamo che è importante ritagliare la terapia giusta per ogni paziente come un sarto ti confeziona il vestito addosso. Avere un approccio multidisciplinare vuol dire affidarsi non più a un solo specialista ma a un’equipe di medici. Che collaborano tra loro: oncologi, ginecologi ma anche i chemioterapisti insieme ai radioterapisti. Inoltre le tecniche più moderne (ad esempio la radiologia nucleare), permettono di curare i tumori alla mammella in modo meno impattante sulla qualità della vita della paziente e nel rispetto della sua femminilità”.

Aumentano cure e aspettative di vita

“La neoplasia della mammella è un tumore non tipico della donna sotto i 30 anni di età. Più l’età avanza e più la donna deve sottoporsi a controlli periodici. La prevenzione in genere si prevede dai 35 anni in su. Oggi possiamo avvalerci di due controlli incrociati: la mammografia e l’ecografia. Questo tumore può essere presente anche in donne di età molto avanzata ma naturalmente sarà meno maligno. E’ fondamentale seguire i protocolli di controllo. Sopratutto se si ha una storia familiare di questo tipo di malattia in linea materna. Ecco perché si considera un tumore di ‘famiglia’”.

In Italia ci sono diversi centri specializzati che fungono da punti di riferimento per la cura del tumore alla mammella. Non solo a Roma e a Milano ma anche in altre regioni come le Marche. Dove l’Unita’ Operativa Complessa di Oncologia di Macerata è diventata un centro di eccellenza. Come funzionano questi centri multifunzionali?

“Farsi curare in un centro multidisciplinare vuol dire avere meno rischio di errore. Non solo nella diagnosi ma anche nella terapia. Non è necessario che gli specialisti siano stanziali come una volta. I professionisti che lavorano in network sono presenti nel centro di cura almeno una volta a settimana. Lavorano a turno e comunicano tra loro. E’ importante che la paziente vada sempre a curarsi nello stesso centro dove troverà un’equipe preparata e focalizzata sulle sue necessità. E’ fondamentale che oltre ai professionisti ci siano le apparecchiature tecniche più avanzate. La radioterapia oggi si fa in modo mirato. Così come i farmaci, che sono biologici o veicolati da sostanze che aggrediscono solo la cellula malata. Sono farmaci di nuova concezione che ci permetteranno di cambiare il futuro. Arriveremo a utilizzare gli algoritmi diagnostici terapeutici e le cure saranno sempre più integrate, mediche e mini invasive. Senza l’uso della chirurgia demolitiva di una volta”.