La Plasmon di Latina in vendita a 600 milioni, i sindacati: “Rischio di chiusura dello stabilimento”

Latina, un simbolo dell’industria alimentare italiana potrebbe presto cambiare proprietà. La Plasmon di Latina, storico stabilimento produttivo di omogeneizzati e biscotti per l’infanzia situato su via della Migliara n. 45, è in vendita. La multinazionale Kraft Heinz, attuale proprietaria, ha affidato a una banca di trading il mandato per esplorare il mercato e individuare possibili acquirenti. Secondo indiscrezioni, tra i soggetti interessati figurano un fondo d’investimento tedesco e l’italiana Newlat. Il prezzo fissato per l’operazione si aggira intorno ai 600 milioni di euro.
Plasmon di latina in vendita a circa 600 milioni di euro
Dietro le mura dello stabilimento di via Migliara, 275 dipendenti lavorano per garantire la produzione di alcuni dei marchi più noti nel settore dell’alimentazione infantile. Oltre ai celebri biscotti Plasmon e agli omogeneizzati, qui si realizzano anche i prodotti a marchio Biaglut, Nipiol, Dieterba, Cuore di Natura e Aproten. Ogni anno dallo stabilimento escono oltre 200 milioni di vasetti di omogeneizzati e più di 1,8 miliardi di biscotti. Un impianto strategico, dunque, non solo per il mercato italiano, ma per l’intera filiera produttiva dell’azienda.

Un passato turbolento, ma la vendita andrà in porto?
Non è la prima volta che il futuro della Plasmon di Latina appare incerto. Già nel 2017, la multinazionale americana annunciò un drastico taglio del personale, con 95 esuberi dovuti alla contrazione del mercato del baby food. Grazie all’intervento del Ministero del Lavoro e della Regione Lazio, fu firmato un accordo di solidarietà della durata di 24 mesi, che permise di salvaguardare i posti di lavoro, seppur con una riduzione dell’orario lavorativo del 60%.
Il piano di rilancio prevedeva inizialmente un investimento di 7 milioni di euro, ma con il supporto di Invitalia, l’agenzia governativa per lo sviluppo, il budget fu incrementato fino a 52 milioni. L’idea di costruire un nuovo stabilimento a Bagnoli fu poi abbandonata, alimentando i timori di una possibile delocalizzazione della produzione all’estero.
Le difficoltà recenti e il rischio chiusura
Negli ultimi anni, la Plasmon di Latina ha dovuto fare i conti con il caro energia e l’aumento vertiginoso del costo delle materie prime, tra cui l’olio di girasole, ingrediente fondamentale per la produzione. L’azienda ha già avviato processi di razionalizzazione e diversificazione produttiva, con l’obiettivo di rivolgersi a nuovi segmenti di mercato. Tuttavia, i sindacati temono che il peggiore degli scenari possa concretizzarsi: la chiusura dello stabilimento e il trasferimento della produzione all’estero.
Secondo un rapporto di Invitalia già nel 2018, la strategia della multinazionale era chiara: ridurre progressivamente la presenza sul mercato del baby food, in declino, e puntare su prodotti destinati ad altri target, come gli anziani, gli sportivi e le donne in gravidanza. Se la vendita della Plasmon si concretizzerà, il destino dello stabilimento di Latina potrebbe essere segnato.
L’incognita del futuro
Al momento, non ci sono certezze su chi potrebbe acquisire la Plasmon e sulle reali intenzioni del futuro proprietario. I sindacati chiedono garanzie per i lavoratori, mentre le istituzioni osservano con attenzione l’evolversi della situazione. La vendita dell’azienda potrebbe rappresentare un’opportunità per un rilancio o, al contrario, il preludio alla chiusura di un impianto che da decenni rappresenta un’eccellenza dell’industria alimentare italiana. Il futuro della Plasmon di Latina resta, per ora, sospeso tra speranza e timori.