La prima vaccinata sarà un’infermiera romana: si chiama Claudia Alivernini

Si chiama Claudia Alivernini. È romana, ha 29 anni e lavora presso il reparto malattie infettive dello Spallanzani. Ma in questi mesi di emergernza Covid ha anche curato presso il loro domicilio molti anziani. È la prima italiana vaccinata all’Istituto Nazionale di Malattie Infettiva Lazzaro Spallanzani, in occasione del V-Day il 27 dicembre.
Chi è Claudia Alivernini
I primi vaccinati saranno gli italiani simbolo della lotta al Covid. Claudia Alivernini si è laureata all’università Sapienza di Roma e lavora come infermiera allo Spallanzani, dove ha fatto anche un tirocinio nel passato. Lavora in un reparto di Malattie infettive. Ha dato la sua disponibilità anche per le Uscar e in queste vesti si è recata spesso al domicilio di malati. Una doppia esperienza per lei, quindi: in trincea in ospedale e sul territorio, spesso al fianco di pazienti anziani. Frequenta anche un master in Infermieristica forense.

Con lei, si vaccineranno anche un operatore socio sanitario impegnato nei reparti Covid, una ricercatrice e due medici. Tutti dell’Istituto Spallanzani di Roma e tutti da subito in prima linea a fronteggiare l’emergenza della pandemia.
Il presidente dei medici: “Vaccinarsi è un dovere deontologico”
“Un gesto di forte valore simbolico, che rende merito all’impegno che i medici, gli infermieri, i ricercatori e tutti gli operatori sanitari hanno profuso in questa pandemia”. Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, commenta la scelta di somministrare per primi, il 27 dicembre, il nuovo vaccino anti-Covid al personale dello Spallanzani di Roma.
“Ci auguriamo che anche le altre Regioni seguano questa strada – auspica Anelli – Sto contattando diversi presidenti d’Ordine e tutti hanno dato la loro disponibilità. Un medico che si vaccina fa non solo un favore a se stesso, proteggendosi dalla terribile malattia che ci ha già portato via più di 265 colleghi e tanti ne ha contagiati, ma – conclude Anelli – fa un favore a tutti i suoi pazienti e, con l’esempio, a tutta la comunità. Per questo vaccinarsi è un dovere deontologico di ogni medico”.
L’esercito gestirà la logistica
La Difesa gestirà la logistica fin da subito. “Su richiesta del commissario Domenico Arcuri abbiamo dovuto pianificare con urgenza la distribuzione del vaccino Pfizer”, spiega il generale Luciano Portolano, comandante del Comando operativo di vertice interforze, rivolgendosi al Presidente della Repubblica durante il tradizionale saluto di fine anno con i militari. Così, nella notte tra il 25 e il 26 dopo essere partiti dal Belgio i tir della casa farmaceutica, contenenti le celle frigorifere con le prime 9.750 fiale a -75 gradi, varcheranno i confini italiani.
Da allora saranno scortati dai carabinieri fino all’ospedale Spallanzani di Roma, che per l’occasione sarà adibito ad hub centrale. Qui i vaccini verranno divisi in venti confezioni, una per ogni regione. A questo punto entreranno in campo le Forze armate che, con i propri mezzi, distribuiranno le dosi in tutta Italia in modo da permettere “all’intero Paese – affermano dallo Stato maggiore della Difesa – di partecipare al Vaccine day europeo del 27 dicembre”.