La Raggi deve riprendersi il direttore del patrimonio. Per il Tribunale di Roma l’ordinanza della sindaca era illegittima

È arrivata un’altra tegola per la sindaca di Roma Virginia Raggi. Infatti dopo un anno e mezzo il Tribunale di Roma ha dichiarato illegittima una sua ordinanza. Quella con cui il 18 luglio del 2019 la prima cittadina aveva rimosso il direttore del dipartimento Patrimonio e politiche abitative Aldo Barletta. Dirottandolo a dirigere il Centro carni. La vicenda fece scalpore, perché Barletta è un dirigente capitolino di lungo corso. Che già con il sindaco Ignazio Marino aveva ottenuto l’incarico di direttore della direzione Interventi alloggiativi. Responsabilità che aveva mantenuto anche con la nuova giunta pentastellata, fino ad assumere la guida del dipartimento.

Ma nel luglio del 2019 tutto improvvisamente è cambiato. Infatti il Comune aveva provveduto allo sgombero dell’immobile di via Cardinal Capranica a Primavalle. Secondo quella politica di ripristino della legalità e di recupero della disponibilità degli immobili comunali tanto reclamizzata dalla prima cittadina. Ma contestualmente allo sgombero, era stata assicurata una pronta soluzione alternativa per i nuclei familiari in difficoltà. Peccato però che i nuovi spazi inizialmente individuati fossero risultati in quel momento inagibili. E che per risolvere il ‘pasticcio’, si sia ancora una volta scelta la formula dei residence. Con un costo di 20 euro al giorno per persona. Era il 15 luglio, e tre giorni dopo Barletta veniva rimosso dal suo incarico. Ma secondo il Tribunale, quella scelta la Raggi non la poteva fare. E adesso il dirigente dovrà essere reintegrato nelle sue funzioni.

Il direttore del patrimonio vince la causa contro il Comune. Non poteva essere trasferito

Il trasferimento del direttore del Dipartimento patrimonio e politiche abitative di Roma Capitale disposto dalla Raggi con ordinanza sindacale del 18 luglio 2019 era illegittimo. Questo ha stabilito il 19 gennaio scorso il Tribunale di Roma. Perché quella disposizione avrebbe violato gli articoli 19 e 21 del decreto legge 165 del 2001 relativi al lavoro dipendente all’interno delle amministrazioni pubbliche.

In pratica, i giudici hanno ritenuto che in mancanza di dolo o colpa grave, le scelte amministrative effettuate dal dirigente rientrino nella sua piena disponibilità. E che il mancato raggiungimento del risultato ‘politico’ che la sindaca si aspettava non possa in alcun modo essere considerato ragione sufficiente per adottare un provvedimento di carattere punitivo nei confronti del dipendente.

Arriverà il reintegro?

Altro discorso sarebbe stato ovviamente quello di una normale rotazione degli incarichi dirigenziali prevista e anzi auspicata dalle varie normative anti corruzione. Ma nel caso specifico, il trasferimento al Centro carni di Aldo Barletta sarebbe stato chiaramente legato all’episodio dello sgombero di tre giorni prima. Assumendo dunque un carattere eccessivamente discrezionale e potenzialmente discriminatorio.

Adesso vedremo se il Comune impugnerà il provvedimento di reintegro. Ma intanto l’amministrazione dovrà ottemperare a quanto disposto dal giudice. E considerando anche che dalle dimissioni di Valeria Minniti il dipartimento Patrimonio ha ancora un direttore ad interim, il ritorno di Aldo Barletta sulla poltrona che gli spetta di diritto sembra più che scontato.

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