La Raggi scarica il coronavirus. Sui dirigenti del comune
La sindaca di Roma Virginia Raggi chiede che cosa stiano facendo i direttori dei municipi, i capi dipartimento e tutte le strutture del Campidoglio per combattere il coronavirus. E li scarica. Lo fa con una lettera a firma del direttore generale del comune di Roma, che suona tanto come uno scaricabarile. Dovrebbe essere il sindaco casomai a dare indicazioni. Magari aiutato da una struttura tecnica messa in campi per l’occasione. Perché non per forza il primo cittadino deve essere anche un medico. Ma prendere in pugno la situazione, questo sì. Chi rappresenta il vertice delle istituzioni non può delegare quando si è in stato di emergenza. E soprattutto appare odioso puntare il dito contro i dirigenti e i funzionari del Campidoglio e dei municipi. Che nonostante tutto sono al loro posto di lavoro. Per cercare di fare al meglio il loro dovere, a servizio dei cittadini. In un momento difficilissimo per tutti. Invece la Raggi li scarica.
Sul coronavirus la Raggi scarica i dirigenti
E’ scaricabarile sulle iniziative che comune e municipi devono prendere per limitare al massimo la diffusione del contagio da coronavirus. Specie dopo l’ultimo decreto di urgenza del Governo che ha trasformato tutta l’Italia in zona rossa. La Raggi fa scrivere al suo direttore generale una bella lettera indirizzata ai direttori dei municipi e a tutti gli interessati. Il titolo è breve ma chiaro. Attuazione disposizioni DPCM. Ci si aspetterebbe quindi una missiva che dia delle indicazioni. Del tipo grazie per quello che state facendo, ora bisogna osservare le seguenti prescrizioni. Firmato il vostro sindaco. Invece qui è tutto il contrario. Cari direttori, si legge nella nota, abbiamo urgente necessità di conoscere quanto state facendo. Come dire, se non ci informate alla svelta e si registra un contagio nel vostro municipio o dipartimento, ve la vedete voi. Noi vi abbiamo scritto, quindi stiamo a posto. In parole povere, un vero e proprio scaricabarile.
È fuga dalle responsabilità
Una vera e propria fuga dalle responsabilità. Questo sembra la lettera indirizzata ai direttori di municipio e per conoscenza alle strutture comunali competenti dalla sindaca Raggi. Lettera sottoscritta di proprio pugno dal direttore generale del Campidoglio. Si rappresenta l’urgente necessita di conoscere le iniziative intraprese per far fronte alla complessità della situazione. Come dire tutto e niente. Diteci che fate, come e dove. E vi diremo se state violando le norme oppure no. Davvero complimenti. Ma la lettera non si ferma qui. Il comune vuole sapere i servizi per cui sono state disposte limitazioni. E le ulteriori azioni che si vorranno porte in essere a supporto dell’emergenza. Come se i dirigenti comunali fossero dei commissari ad acta. Come se si chiamassero Domenico Arcuri, il capo di Invitalia al quale da ieri Conte ha dato i pieni poteri sull’emergenza. Ma in municipi grandi più della città di Bergamo, saranno dirigenti e funzionari a dover controllare tutto?
Metterci la faccia
Quando si è sindaco e si rappresenta una comunità si ha il dovere di metterci la faccia, sempre e comunque. Prima dei propri dirigenti, assumendosi la responsabilità politica di quello che accade in città. E di dare indicazioni precise. Anche ordini, perché in emergenza non bisogna temere questa parola. Ma non si può puntare il dito contro i propri uomini. Perché è un po’ come puntarlo contro tutti i Romani. Che stanno facendo il massimo e si aspettano solo aiuto e indicazioni. Di certo, non pagelle o lettere di richiamo.