La Regione Lazio ‘abbandona’ 8 lavoratori socialmente utili: “La Comunità Montana dovrà essere risarcita”… ma dai cittadini


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La Regione Lazio ‘abbandona8 lavoratori socialmente utili: “La Comunità Montana deve essere risarcita“, ma a pagare (come succede troppo spesso) dovranno essere però i cittadini. Il 20 dicembre 2021 la Regione Lazio e la XIX Comunità MontanaL’arco degli Arunci” di Frosinone hanno sottoscritto un’intesa per l’assunzione di otto lavoratori socialmente utili. Il contratto, a tempo determinato e parziale (venti ore settimanali), aveva durata triennale con possibilità di proroga biennale.

L’accordo impegnava la Regione a garantire la copertura finanziaria delle retribuzioni, comprensive di oneri previdenziali e accessori, e a rimborsare eventuali interessi per anticipazioni di cassa sostenute dall’ente montano. Lo svolgimento dei fatti ha avuto luogo a cavallo delle due ex Giunte regionali Polverini (aprile 2010 – marzo 2013) e Zingaretti (2013-2018).

La Regione Lazio assume quegli 8 lavoratori socialmente utili

A partire dal 1° gennaio 2012, difatti, la Comunità Montana ha assunto i lavoratori, rispettando i termini contrattuali fino al 31 ottobre 2014. L’ente ha fatto fronte puntualmente ai pagamenti delle retribuzioni lorde e degli oneri contributivi, confidando nel rimborso regionale. Sulla base dell’accordo, la Regione ha provveduto ai rimborsi fino al 31 dicembre 2013, lasciando però in sospeso le somme relative al periodo successivo.

Annullamento in autotutela, la Corte dei Conti storce il naso

Nel maggio 2014, su rilievi della Corte dei Conti, la Comunità Montana ha annullato in autotutela la convenzione con la Regione. L’ente ha sospeso anche altre intese analoghe. Tale revoca fa seguito a osservazioni sui vincoli contabili e sulla legittimità delle assunzioni. L’annullamento retroattivo avrebbe mirato a sanare eventuali violazioni procedurali, ma il provvedimento regionale non distingue tra obbligazioni già assolte e obbligazioni future.

Sospensione dei contratti: la regione (con Zingaretti) chiude la cassa

Il 5 giugno 2014, in assenza di ulteriori risorse, la Comunità Montana ha risolto i contratti dei lavoratori socialmente utili. Gli otto dipendenti hanno visto così interrotta l’attività prima della conclusione naturale del rapporto. I pagamenti già effettuati restano in bilico: all’ente mancano 45.154,36 euro per coprire il periodo gennaio–giugno 2014, di cui 32.240 euro per retribuzioni, 12.467,36 euro per contributi e 4.747 per somme INAIL.

Rifiuto del rimborso da parte della regione: si va in Tribunale

La Regione Lazio ha contestato il rimborso delle somme oltre il 2013. Con diverse comunicazioni formali, l’amministrazione ha affermato che il proprio impegno finanziario era valido solo per le annualità fino al 2013. In base a una disposizione normativa del 2014, sostiene di non essere obbligata a erogare ulteriori fondi per il personale socialmente utile, lasciando la Comunità Montana a coprire i costi residui.

Il ricorso al TAR: “La Comunità Montana dovrà essere risarcita”

A fronte del diniego regionale, la Comunità Montana ha presentato un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio. L’azione mirava a ottenere la condanna della Regione al pagamento delle somme dovute oppure, in subordine, a ottenere il risarcimento dei danni subiti in ragione dell’assunzione dei lavoratori.

La sentenza del Tar bacchetta la regione Lazio

Il Tar Lazio ha accolto nei giorni scorsi il ricorso della Comunità Montana. Il giudice ritiene che l’annullamento in autotutela non possa incidere retroattivamente sulle prestazioni già eseguite, secondo il principio dei “rapporti esauriti”. L’obbligazione regionale al rimborso resta quindi pienamente valida per il periodo gennaio–giugno 2014. Il Tribunale ha condannato la Regione Lazio a versare 45.154,36 euro, oltre agli interessi di legge e a quelli per anticipazioni di cassa.

Conseguenze e prospettive

La sentenza impone alla Regione Lazio di onorare un debito contrattuale risalente a oltre un decennio fa. Le Giunte Polverini e Zingaretti, indicate come responsabili dell’errore gestionale, vengono chiamate indirettamente in causa per carenze nell’istruttoria finanziaria. L’esito del contenzioso rafforza il principio che le revoche amministrative non possono compromettere diritti già acquisiti.

Trasmissione alla Corte dei Conti

Il Tar ha anche disposto la trasmissione degli atti alla Procura Regionale della Corte dei Conti per valutare possibili danni erariali. L’istruttoria contabile potrà accertare eventuali responsabilità dei dirigenti e chiarire se l’iter decisionale abbia comportato sprechi di risorse pubbliche. In attesa di ulteriori sviluppi, la Comunità Montana ottiene ristoro e le maestranze recuperano il credito dovuto.