La rivolta della Polizia penitenziaria. Siamo a mani nude, Bonafede deve dimettersi
Nessuna schiarita tra il governo e la Polizia penitenziaria. Almeno stando alle dichiarazioni dell’USPP, Unione sindacati di Polizia penitenziaria. Rilasciate in un comunicato congiunto dal presidente Giuseppe Moretti e dal vice presidente Francesco Laura. Ieri doveva essere il gran giorno per la nostra categoria, hanno dichiarato i vertici dell’USPP. Ma la montagna ha partorito un topolino. Dopo le rivolte nelle carceri, le morti e le evasioni. I domiciliari ai boss mafiosi e i feriti tra le Forze dell’Ordine. Ieri ci saremmo aspettati quella inversione di tendenza che i nuovi vertici del DAP (Dipartimento amministrazione penitenziaria ndr) Petralia e Tartaglia avevano anticipato. Invece quella emanata oggi appare l’ennesima circolare dell’aria fritta. Queste alcune delle dichiarazioni rilasciate da Giuseppe Moretti e Francesco Laura. Che esprimono tutta la frustrazione di chi in questi mesi ne ha passate davvero troppe.
Tra il covid e le rivolte nelle carceri infatti la Polizia penitenziaria è stata esposta come non mai. E nonostante il servizio prestato con grande senso del dovere e delle istituzioni, non sono mancate le critiche. Perché qualche detenuto si sarebbe lamentato. Per i modi rudi che alcuni agenti avrebbero usato negli istituti di pena e nei trasferimenti. Per esempio per le manette troppo strette. Come nel caso del detenuto trasportato a Roma da Frosinone. Che ha sporto denuncia. Ma per difendere i servitori dello Stato sembra che come sempre non si muova nessuno.
La Polizia penitenziaria “va a prendere” il ministro Bonafede (video)
L’Unione sindacati di Polizia penitenziaria, per gli Istituti di pena vogliamo lo stato di emergenza
Non è cambiato nulla, neanche con le dimissioni di Francesco Basentini e Giulio Romano (gli ex vertici del DAP ndr). Allora riteniamo che il problema sia uno solo, Alfonso Bonafede. Chi deve dimettersi è lui. Sono durissime le accuse lanciate in un comunicato stampa dai vertici dell’Unione dei sindacati della Polizia penitenziaria. Che non si fermano qui. Di rivoluzionare la ‘vigilanza dinamica’, le famose celle aperte non c’è traccia neanche nell’ultima circolare, prosegue il sindacato. E il ministro dell’Interno Lamorgese ha fatto ritirare i taser che erano stati dati in concessione di sperimentazione alla Polizia di Stato. Perché non avrebbero superato le prove balistiche. Quindi per la Penitenziaria non ci sarà mai la possibilità di averli in dotazione. Così come registriamo un’altra fumata nera, questa volta sulle pistole a impulso elettrico. Anche queste ignorate dalla circolare. Insomma, siamo stati lasciati ancora una volta a mani nude concludono i vertici dell’USPP. E adesso per gli istituti Penitenziari vogliamo che sia dichiarato lo stato di emergenza.
Attiveremo la tutela legale per ogni agente aggredito
Visto che ci hanno lasciati ancora una volta soli e a mani nude, iniziamo a difenderci per conto nostro. Chiedendo lo stato di emergenza nelle carceri, certo. Ma anche attivando una tutela legale. Che il sindacato offrirà come supporto ad ogni agente aggredito. Ai fini della richiesta dei danni allo Stato come vittime del dovere. Proviamo a salvarci e a salvare il Corpo della Polizia penitenziaria. Non vediamo altra strada, visto quello che sta succedendo. Così termina la nota dell’USPP firmata congiuntamente dal presidente Giuseppe Moretti e dal vice Francesco Laura. Che suona come un grido di dolore e di rabbia. Lanciato verso le istituzioni, da chi rischiando in prima persona fa ogni giorno il proprio dovere. E si sente ingiustamente colpito e abbandonato.