La stagione venatoria riparte tra le polemiche: e c’è chi spara narcotici agli animali senza autorizzazione del Questore
“Cacciatori nella bufera: sparano vicino alle nostre case”, titolano anche quest’anno le testate di Roma e non solo.
E intanto la situazione, all’inizio di questa stagione venatoria 2024/2025, registra già il consueto e tragico bollettino di guerra: 4 morti e 2 feriti sul territorio nazionale in sole due settimane, secondo quanto riportato dall’associazione vittime della caccia (www.vittimedellacaccia.org).
Non solo caccia: narcotizzazioni per hobby
Ma c’è dell’altro. Come se questo già inquietante quadretto non bastasse di per sé a far aggrottare la fronte ai professionisti che operano nell’ambito della gestione faunistica, c’è anche chi – senza avere alcun titolo per farlo – spara e narcotizza esemplari di fauna selvatica maneggiando farmaci anestetici e addirittura stupefacenti (come ad esempio la ketamina, il cui utilizzo -dpr 309/90- è strettamente personale e non può essere ceduta in nessun caso) senza godere delle autorizzazioni previste dalla legge. In una parola, esercitando abuso di professione. Per non dire attività di spaccio.
Una segnalazione arriva senza mezzi termini da un noto e stimato veterinario che opera sul territorio nazionale e che lavora a stretto contatto con le forze dell’ordine, gli istituti faunistici e la pubblica amministrazione.
Esposto dopo la narcotizzazione
L’esposto, già presentato a firma congiunta da diversi professionisti del settore alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma all’indomani del recupero di un felino, è a tutt’oggi, a un anno di distanza, in attesa dell’esito previsto.
“Appare del tutto sorprendente come possa aver ricevuto un incarico tanto delicato (come altri) di catturare un animale selvatico un soggetto che dichiaratamente non ha i requisiti per svolgere l’attività di anestesia di un animale e che vanta di esercitare per hobby un’azione così professionalizzata, peraltro vista la disponibilità di tanti capaci colleghi”. E non si sta parlando di una volpe.
Il parere dell’esperto
Il dott. Alan Risolo, veterinario formatore e docente in materia di telenarcosi, co-autore dell’esposto, ci spiega: ci sono chiare note della FNOVI (Federazione Nazionale Ordine veterinari italiani) così come del Ministero dell’Interno e della Salute che denunciano quale abuso di professione la pratica della telenarcosi non condotta da medici veterinari”. La legge parla chiaro: il decreto UE 7 dicembre 2023 n. 218 e il decreto 28 luglio 2009 affidano al solo medico veterinario l’uso (senza deroghe) del farmaco anestetico, dalla detenzione alla somministrazione, qualunque sia il veicolo (siringa o dardo). Peraltro è richiesta una specifica autorizzazione da parte del Questore (L. 18 aprile 1975 n. 110) concessa solamente al medico veterinario specializzato, non ultimi una adeguata polizza assicurativa RC professionale e formazione specifica, riservata ai medici veterinari. Questo è quanto ci viene richiesto quando riceviamo un incarico o una ordinanza ed è da ritenersi doverosa tanta attenzione vista la complessità delle operazioni. È necessario un atto di chiarezza da parte degli organismi preposti sul perché e percome una persona “laica” abbia ricevuto tali incarichi, al fine di salvaguardare la pubblica sicurezza, evitare che si creino pericolosi precedenti e, soprattutto, rispettare la legge. La passione non basta, servono competenze.
E proprio mentre pubblichiamo arriva un importante aggiornamento: il Questore di Milano ha diramato proprio ieri sera una nota con la quale specifica e sottolinea ancora una volta che solo il medico veterinario è autorizzato all’utilizzo di lancia siringhe e farmaci anestetici in ambito pubblico. Più chiaro di così…
Rosanna Sabella