L’Altra Italia su Rai 2, debutto choc per l’ex iena Monteleone: solo l’1,8% di share e polemiche a raffica

L'altra Italia su Rai 2
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ll debutto del nuovo programma di approfondimento su Rai 2, “L’altra Italia”, condotto da Antonino Monteleone, non è stato all’altezza delle aspettative, registrando solo l’1,8% di share con 276.000 spettatori, una performance molto deludente, soprattutto in una serata che ha visto il confronto con il programma di Piero Chiambretti su Rai 3, “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”, che ha raggiunto un più rispettabile 4,1% di share e 674.000 spettatori. Questo calo di ascolti è significativo, considerando le grandi aspettative che accompagnavano il lancio di “L’altra Italia”, e riflette una serie di problemi sia di contenuto che di presentazione.

L’Altra Italia ha disatteso le attese

Monteleone, ex inviato de Le Iene, aveva promesso un programma che esplorasse “un’Italia inedita”, concentrandosi su storie e realtà marginali. Tuttavia, il risultato finale ha disatteso queste promesse. In apertura, il conduttore ha definito “L’altra Italia” come quella che guarda alle guerre nel mondo, ai giovani disillusi e alla Calabria, sua terra natale. Questo approccio egocentrico ha tolto spazio alla narrazione di un Paese dimenticato, riducendosi a un format più tradizionale, con temi di stretta attualità come la guerra in Medio Oriente.

Conduzione fuori dagli schemi

Monteleone ha cercato di mettere in scena una conduzione fuori dagli schemi, ma il risultato è stato percepito come egocentrico e freddo. Il programma ha sofferto di una conduzione meccanica, con un freddo schema di “domanda-risposta”, che raramente ha dato spazio a dibattiti vivaci o approfondimenti autentici. Persino il confronto con il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che poteva essere uno dei momenti più interessanti della serata, non è riuscito a elevarsi oltre un confronto piuttosto formale.

Le note di colore deboli e fuori luogo

Le note di colore, come la telecronaca del traffico romano di Pierluigi Pardo, si sono rivelate deboli e fuori luogo, così come la presenza di un content creator che ha aggiunto poco al valore del programma. Il tentativo di fare satira è apparso timido e inefficace, e anche quando si è trattato di temi più leggeri, come l’assenza dell’Italia ai mondiali di calcio, il tono è rimasto pretenzioso e poco incisivo.

Delusione in termini di ascolti e contenuti

In conclusione, “L’altra Italia” sembra aver fallito nel dare voce a quella parte del Paese che avrebbe dovuto raccontare, e la conduzione di Monteleone, più incentrata su se stesso che sui contenuti, ha ulteriormente alienato il pubblico. Il pubblico sta sollevando serie domande sulla gestione delle risorse televisive, soprattutto in merito all’investimento fatto per un programma come “L’altra Italia”, che, nonostante il lancio in prima serata, ha deluso in termini di ascolti e contenuti. Con uno share così basso e una critica generalmente negativa, ci si interroga sulla convenienza di destinare una fascia oraria così importante a un format che sembra non essere all’altezza delle aspettative né del pubblico né delle ambizioni della rete.

Consensi per “Questioni di stile” relegato nella fascia notturna

A contrasto, molti spettatori stanno esprimendo apprezzamento per un altro programma, “Questioni di stile”, relegato alla fascia post-mezzanotte. Questo show, descritto come “molto carino”, sta raccogliendo consensi tra chi lo ha scoperto, ma molti lamentano il fatto che meriterebbe una collocazione più accessibile. La programmazione di “Questioni di stile” a un’ora così tarda lo penalizza gravemente in termini di visibilità, nonostante il suo potenziale e l’affetto del pubblico. La disparità tra i due programmi, con un prodotto innovativo come “Questioni di stile” che viene spinto nelle ore più scomode della programmazione mentre un programma problematico come “L’altra Italia” riceve ampio spazio, riflette una gestione discutibile delle fasce orarie e delle priorità di Rai 2. Sarebbe interessante vedere se la rete deciderà di rispondere a queste osservazioni, magari riconsiderando la programmazione e valorizzando i contenuti che stanno riscuotendo successo tra il pubblico.

Spesso accade che programmi di qualità vengano trasmessi in orari improbabili, mentre show con grandi budget ma scarsi risultati rimangono in prima serata, creando frustrazione tra gli spettatori.