L’Anpi festeggia la sconfitta. CasaPound aiuta i deboli (video)

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CasaPound non ci sta: gli pseudopartigiani sono liberi di festeggiare la data della sconfitta, mentre gli italiani sono reclusi in casa. Gli italiani, perché gli immigrati ovviamente no, loro non vengono perseguiti. “Se sabato all’Anpi è consentito celebrare il 25 aprile, sicuramente nessuno ci impedirà di aprire la nostra sede per aiutare gli italiani”. Lo annuncia Luca Marsella, consigliere di Casapound al X municipio. “E così faremo – spiega – organizzando una distribuzione alimentare a favore di 50 famiglie italiane in difficoltà proprio alle 15, quando il Pd ha invitato a cantare Bella Ciao dai balconi. Così si vedrà nettamente la differenza tra chi fomenta odio e chi è vicino alle fasce più deboli”. La distribuzione si terrà quindi sabato 25 aprile alle 15 in via Pucci Boncambi 25, a Ostia.

CasaPound distribuirà pacchi alimentari

Del 25 aprile parla anche il Primato Nazionale, la rivista vicina a CasaPound. “Quando la nazione si è unita di fronte alla piaga del coronavirus, ha fatto ricorso al Tricolore e all’inno di Mameli. Questo vuol dire che la simbologia della nazione è più forte della simbologia della fazione. Seppure si tenta da anni di fare dell’antifascismo una sorta di religione civile degli italiani, possiamo dire che finora è stato un tentativo vano. Si continua a voler far passare l’antifascismo come momento unificante ma non è così. La sua natura è minoritaria e divisiva”. E’ la riflessione di Adriano Scianca, direttore del Il Primato Nazionale, testata sovranista, in occasione della festa della liberazione.

“La Russa? provocazione a fin di bene”

“I cittadini, su invito dell’Anpi, quel giorno sono stati invitati a cantare Bella ciao. “Ciascuno è libero di fare ciò che vuole – sottolinea Scianca all’Adnkronos -. E’ comunque interessante notare che quando c’è stato un moto spontaneo di riscossa culturale rispetto alla piaga che stiamo vivendo la gente non ha intonato Bella ciao ma l’Inno nazionale. A riprova che l’antifascismo in Italia è un ideale di nicchia, sganciato dai grandi sentimenti popolari e percepito divisivo”. E della proposta di La Russa che pensa? “E’ semplicemente una provocazione, anche se a fin di bene. Non credo nella memoria condivisa. E’ giusto che chi ha a cuore una determinata memoria, la celebri come preferisce. Resta il fatto che, malgrado gli sforzi della sinistra, quella memoria non unisce tutti gli italiani”, commenta Scianca.