Latina, finti corsi di formazione per truffare lo Stato: sequestrati 300 mila euro, due misure interdittive
Organizzavano finti corsi per avere i rimborsi dallo stato sotto forma di credito d’imposta e non pagare le tasse dovute. E, in questo modo, in soli due anni, sono riusciti ad evadere il fisco per quasi 300 mila euro. Era una frode fiscale ben congegnata, quella che avevano messo in piedi il titolare di un Centro residenziale per anziani di Latina e un imprenditore romano. Ma ora per loro, nei giorni scorsi, è scattata la misura interdittiva di divieto a operare da parte dei Finanzieri del Comando Provinciale di Latina che, al termine di un’articolata attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Cassino, hanno anche sequestrato beni immobili e disponibilità finanziarie per quasi 300.000 euro.
Le indagini della Finanza
Le indagini, portate avanti dalle Fiamme Gialle di Formia, sono partite da un’analisi mirata dei rischi legati alle imprese che hanno beneficiato dell’incentivo “Formazione 4.0” finanziato dai Fondi PNRR. Gli investigatori ritengono che sia stato messo in piedi un complesso sistema fraudolento, basato sulla creazione fittizia di crediti d’imposta inesistenti e la loro successiva compensazione illecita durante il pagamento delle imposte, causando così un grave danno alle casse dello Stato.
L’impresa coinvolta ha praticamente azzerato il proprio debito tributario e contributivo per l’anno 2023, utilizzando la compensazione prevista dall’art. 17 del D.Lgs. n. 241/1997 con crediti d’imposta ritenuti falsi, derivanti dai bonus per la formazione del personale previsto dal “Piano Nazionale Industria 4.0”.
Nessuna formazione svolta
Dalle indagini è emerso che la formazione dichiarata non è mai stata realmente svolta. Il materiale didattico, gli attestati di partecipazione e i registri delle presenze erano stati preparati ad hoc da una società di consulenza romana con modalità fraudolente. Inoltre, ulteriori approfondimenti hanno rivelato che alcuni dipendenti del centro residenziale risultavano in servizio durante le ore in cui avrebbero dovuto frequentare i corsi, rendendo inattendibile tutta la documentazione presentata dall’impresa.
I crediti d’imposta falsi ammontavano a circa 266.581 euro e sono stati utilizzati per compensazioni tramite modello F24, costituendo il reato previsto dall’art. 10-quater, comma 2, D.Lgs. n. 74/2000 “Indebita compensazione”.
Le indagini hanno incluso testimonianze, acquisizioni documentali e digitali, accessi mirati nei locali aziendali e riscontri sul territorio. Queste attività hanno permesso di raccogliere prove della falsificazione della documentazione contabile e fiscale da parte dell’impresa del sud pontino con lo scopo di ostacolare eventuali controlli fiscali.
Il ruolo della società di consulenza
Il tutto è stato facilitato da una società di consulenza romana che ha elaborato certificazioni e attestati falsi per creare una documentazione apparentemente valida delle attività agevolate da cui derivavano i crediti d’imposta inesistenti.
Di conseguenza, anche il rappresentante legale della società di consulenza è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per aver collaborato con il titolare del Centro residenziale per anziani nell’uso di fatture false nelle dichiarazioni fiscali per evadere imposte sui redditi e IVA per un totale di € 60.368.
I riscontri investigativi hanno portato il G.I.P. del Tribunale di Cassino a ordinare il sequestro preventivo ex art. 12-bis del D.Lgs. n. 74/2000 finalizzato alla confisca dei beni pari all’ammontare del profitto del reato (circa € 273.833) e l’applicazione della misura interdittiva secondo l’articolo 290 c.p.p., eseguita dai Finanzieri.