Lavoratori Ipa a rischio, Gualtieri sta a guardare. Santori striglia il sindaco

Gualtieri Santori

«L’Ipa continua a navigare nel buio, alla deriva mentre il piano di rilancio latita nonostante la nomina del commissario e del subcommissario e un’altra tegola sta per abbattersi sull’Istituto di previdenza e assistenza dei dipendenti capitolini». Lo dichiara in una nota il capogruppo della Lega in Campidoglio Fabrizio Santori.

«I lavoratori che mandano avanti gli uffici garantendo i servizi ancora erogati, – aggiunge – rischiano di restare a casa da lunedì 2 ottobre, perché anche il contratto di somministrazione, che ormai si proroga da 13 anni, è scaduto. Intervenga il sindaco e si faccia carico di caldeggiare una soluzione complessiva e rapida all’intera problematica che riguarda Ipa».

«Gualtieri spieghi quanto accade mentre nel tracollo delle attività e delle proposte dell’istituto, caro da generazioni a migliaia di romani e alle loro famiglie, spunta una convenzione con le banche per ottenere prestiti stipulata da Adirc l’Associazione dipendenti di Roma Capitale, fondata da alcuni dipendenti. Ora basta, chiediamo trasparenza. Ipa affonda nel silenzio dell’amministrazione, non si convocano le commissioni consiliari competenti e molti sono gli interrogativi che emergono di fronte a una realtà sempre più difficile della quale il Campidoglio continua ottusamente a disinteressarsi», conclude il rappresentante della Lega.

Nel marzo scorso sull’Ipa era intervenuta anche la Corte dei Conti. Ha segnalato infatti numerosi i profili di irregolarità rilevati nell’azione amministrativa dell‘Istituto di previdenza e assistenza per i dipendenti di Roma Capitale (Ipa), contrassegnata dal «patologico ricorso a gestioni commissariali, dall’assenza di un assetto organizzativo interno e da diffuse illegittimità nel ricorso alla somministrazione di lavoro». È quanto ha affermato la Sezione regionale di controllo della Corte dei conti per il Lazio, che evidenzia la grave situazione di opacità della gestione contabile di Ipa, comprovata – sottolinea la magistratura contabile – da lacune e ritardi negli adempimenti di bilancio alla base dei profili di inattendibilità delle scritture (più volte rimarcati dal Collegio dei revisori) e dall’incertezza dei rapporti finanziari di credito/debito con Roma Capitale.