L’avvocato Taormina denuncia Bonafede: accertare se favorì i mafiosi

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Carlo Taormina ha denunciato presso la stazione dei carabinieri del quartiere Prati il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Il riferimento è al reato ministeriale di favoreggiamento di organizzazioni mafiose ovvero di concorso esterno con dette organizzazioni. Secondo Taormina, insomma, Bonafede avrebbe fatto conseguire vantaggi carcerati ai capi o agli aderenti di queste organizzazioni. La vicenda a cui l’avvocato Taormina si riferisce è il cosiddetto caso Di Matteo. Mentre gli italiani “comuni” hanno solo constata che i carcerati hanno fatto violente rivolte sincronizzate nelle carceri d’Italia e che dopo poco moltissimi detenuti mafiosi sono stati liberati. Questi i fatti come appaiono.

Taormina ricorda il racconto di Di Matteo

Nella denuncia, Carlo Taormina ricorda innanzitutto l’intervento telefonico del magistrato Nino Di Matteo alla trasmissione Non è l’Arena. Di Matteo raccontò che un paio di anni fa il ministro Bonafede gli proposte la nomina a capo del Dap, ossia la Direzione degli Affari penali. Il magistrato prese 48 ore di tempo ma poi, incontrandosi con Bonafede, quest’ultimo gli fece sapere che lo aveva già assegnato ad altro magistrato. Di Matteo in quella stessa cricostanza precisò però di aver appreso, come lo aveva appreso anche il ministro di alcune intercettazioni telefoniche carcerarie. Da queste intercettazioni si sarebbe appreso che le indiscrezioni sulla nomina di Di Matteo al Dap avrebbero sollevato molti malumori tra i detenuti mafiosi.

“Di Matteo butta le chiavi”

“Quello butta le chiavi”, avrebbe detto qualcuno. Fatto sta che Bonafede tornò sulla sua decisione di nominare Di Matteo. Nella stessa trasmissione di GIletti intervenne anche Bonafede, che no nsmetì quanto accaduto ma ne fornì una versione diversa, respingendo le insinuazioni di Di  Matteo. A questo punto, dice l’avvocato Taormina, sarebbe opportuno indagare le ragioni per le quali – e su consiglio di chi – Bonafede decise di nominare un altro magistrato e non più Di Matteo. Occorrerebbe anche stabilire se e quali interconnesioni vi siano su questa vicenda e le recenti scarcerazioni di molti mafiosi. Insomma, dice Taormina, se Di Matteo non dice il vero, sarebbe protagonista di una colossale diffamazione e andrebbe denunciato. Ma nessuno lo ha fatto.

Se Di Matteo invece ha detto la verità, ci potrebbe essere l’ipotesi di incapacità o inadeguatezza del ministro Bonafede. Ma di tutto questo, conmclude Taormina, dovrà farsi carico l’autorità giudiziaria. Anche di accertare, per togliere l’ombra, se l’operazione di allontanare Di Matteo dal Dap non implicasse una successiva trattativa Stato-mafia.