Lazio maglia nera per numero di inchieste e indagati per corruzione
Per numero di inchieste sulla corruzione, il Lazio è in vetta alla graduatoria delle regioni fatta dall’associazione Libera in occasione della Giornata Internazionale contro la Corruzione. Il rapporto di Libera, infatti, offre un’analisi dettagliata e inquietante dello stato della corruzione in Italia per il 2024. Tra gennaio e dicembre, l’associazione ha censito 48 inchieste rilevanti da notizie di stampa, evidenziando come il fenomeno sia diffuso e in evoluzione. Nella graduatoria nazionale “ci sono ‘mazzette’ per finte vaccinazioni covid o per ottenere falsi titoli di studio – si legge in una nota di Libera – , in altri casi le ‘mazzette’ hanno facilitato l’aggiudicazione di appalti per la gestione dei rifiuti piuttosto che per la realizzazione di opere pubbliche o la concessione di licenze edilizie. E poi ci sono le inchieste per scambio politico elettorale e quelle relative alle grandi opere. In occasione della Giornata Internazionale contro la Corruzione Libera ha scattato una fotografia delle principali inchieste sulla corruzione nel nostro Paese nell’anno in corso. L’istantanea mostra un quadro allarmante: l’avanzata senza freni della corruzione in Italia.
48 inchieste a livello nazionali
Dal 1° gennaio al 1 dicembre 2024, Libera ha censito a livello nazionale da notizie di stampa 48 inchieste su corruzione e concussione, oltre quattro inchieste al mese. Ad indagare su questo fronte sempre caldo si sono attivate 28 procure in 14 regioni italiane”.
Lazio primo in classifica con 10 inchieste
Prima in classifica il Lazio con 10 inchieste, seguita da Campania con 9 inchieste, la Lombardia con 7, Sicilia con 5 e Puglia con 4. In queste regioni si concentra il 74 per cento delle inchieste a livello nazionale. Ben 106 persone indagate sono nel Lazio.
“Si tratta – commenta nella nota Francesca Rispoli, copresidente nazionale di Libera- di un quadro sicuramente non esaustivo, per quanto significativo. Da un lato, infatti la liberalizzazione delle procedure di appalto e l’abrogazione dell’abuso d’ufficio hanno resto più difficile l’acquisizione di elementi probatori per la magistratura; dall’altro, le forme più insidiose di corruzione si fondano oggi su una formale legittimità degli atti pubblici piegati a potenti interessi privati, cui corrispondono contropartite smaterializzate (favori, appoggi politici, etc.), o anch’esse formalmente lecite, come i finanziamenti alle campagne elettorali. Una corruzione ormai legalizzata, di fronte alla quale l’azione repressiva è ormai impotente”.