Le testimonianze: “Tutti gli ostaggi molestati sessualmente dalle bestie di Hamas”
“Non importa come cerchi di addolcirli, tutte hanno subito abusi sessuali”. Lo dichiara con le lacrime agli occhi e tremando l’ex ostaggio Maya Regev, durante un dibattito sulla situazione delle donne ancora tenute in ostaggio da Hamas nella Striscia di Gaza, in una riunione alla Knesset. Un’altra ex ostaggio, Sharon Aloni-Cunio, ha esortato il parlamento a non dimenticare anche gli uomini tenuti in prigionia, affermando che subiscono abusi terribili. Il dibattito, al quale non partecipava nessun ministro ma solo tre membri della coalizione, avviato su iniziativa dei parenti degli ostaggi. Madri e sorelle dei prigionieri stavano fuori dalla sala con le foto dei loro parenti, alcune indossavano magliette macchiate di sangue.
Drammatici racconti degli ex ostaggi
La madre di Liri Albag, una soldatessa di 19 anni tenuta prigioniera da Hamas, ha detto all’inizio della discussione: “Le nostre figlie soffrono quotidianamente tormenti lì. Sono danneggiate fisicamente ed emotivamente. Tutti coloro che prendono decisioni devono capire che ogni giorno assistiamo allo stupro che avviene a Gaza. Queste ragazze subiscono uno stupro quotidiano e tutti lo ignorano. Sento Liri chiedere aiuto ogni giorno: ‘Mamma, salvami’. L’anima di Liri è ferita, non parlo più del corpo. E voi tacete e andate in vacanza?”, ha aggiunto la donna riferendosi alla pausa primaverile della Knesset che inizierà il 7 aprile.
“Andateli a prendere”
“Come cittadina – ha detto ancora la Regev – il 7 ottobre non capivo perché per ore nessuno fosse venuto a salvarmi, e così fanno tutte le donne che sono lì. Sono tornata dopo 50 giorni e sto sistemando le cose. Non voglio descrivere quello che stanno passando lì da 179 giorni. Il vostro compito è riportarli a casa, è il ruolo dello Stato che ci ha deluso. Abbiamo bisogno del vostro aiuto. Sono stato fortunata e sono tornata a casa. E gli altri? Stanno aspettando che qualcuno vada a salvarli. Ogni giorno, il numero di persone che possono essere salvate diminuisce, non è ragionevole che ci voglia così tanto tempo.” Anche la Aloni-Cunio piangeva mentre portava la propria testimonianza: “Come donna che era lì, posso dirvi che la paura è infinita.
I terroristi hanno potere di vita e di morte
È indescrivibile. Essere una donna in cattività significa vivere nella paura costante. L’impotenza è una sensazione che non augurerei a nessuno. Il tempo si ferma; ogni minuto sembra eterno. Ogni movimento dei terroristi crea un nodo allo stomaco perché chissà cosa succederà? Mi farà del male? Mi porterà via uno dei miei figli? Il terrorista è l’unico a decidere. Non mi è consentito opporsi a nessuno dei suoi ordini. La mia opinione non conta, i miei desideri sono irrilevanti. Solo lui decide se vivo o muoio tra un minuto, solo lui decide se mia madre e Yuli possono abbracciarmi, e non c’è orizzonte. Quando ero lì nella paura infinita, la paura più grande era che ci dimenticassero, che nessuno lottasse per noi”.
Anche gli uomini vittime di abusi terribili
La Aloni-Cunio ha poi invitato i membri della Knesset a non dimenticare gli uomini tenuti in ostaggio e ha espresso preoccupazione per la sorte di suo marito David. “Lui è la mia forza; non posso lasciare nessuno indietro”, ha detto. “Anche gli uomini subiscono terribili abusi in prigionia. Abbiamo ascoltato le loro testimonianze e sono terrificanti. Sono disperati; le lacrime si sono asciugate molto tempo fa e la speranza non esiste più. Posso testimoniarlo in prima persona. Capisco e accetto che per prime debbano essere rilasciate le donne, ma dopo 179 giorni il mio David è già un caso umanitario”.