Le voci dei vicoli del Ghetto di Roma: “Sì, noi ebrei ci sentiamo un po’ traditi…”
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Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche, avanzando verso Berlino, scoprirono nella città polacca di Ocewiecim (Auschwitz) il campo di sterminio e liberarono i pochissimi sopravvissuti. Non a caso scelta questa data per commemorare le vittime dell’Olocausto. Il Parlamento italiano ha istituito il giorno della memoria nel 2000, mentre divenne ricorrenza internazionale con una risoluzione Onu nel 2005. In tutti questi anni si è discusso e dibattuto, ci si è interrogati su come sia stato possibile permettere che un orrore simile si verificasse nella più totale indifferenza. Molti passi sono stati fatti per cercare di superare questi eventi, ammissioni di colpa, scuse ufficiali,visite di capi di Stato e di autorità religiose, nella convinzione che gli uomini avessero compreso.
Gli israeliani trasformati in pochi giorni da vittime in carnefici
Come ogni anno, questa data arriva per ricordarci qualcosa e per metterci in guardia .Dopo il gravissimo attacco terroristico di Hamas contro civili israeliani del 7 ottobre, il mondo si univa nel condannare Hamas e si commosse per le violenze indicibili subite da donne, bambini, anziani e ragazzi, per le modalità dell’attacco e per il suo significato. Questo effetto però è durato molto poco: nei giorni immediatamente successivi iniziavano a montare le prime polemiche, poi le prime timide proteste, fino ad arrivare a manifestazioni apertamente in favore di Hamas. L’immagine di Israele ne esce molto danneggiata, ma soprattutto c’è una allarmante impennata di antisemitismo, con relativi episodi di vandalismo e aggressioni.
Le manifestazioni anti israeliane dicono quanto sia grave la situazione
Pochi giorni fa i fatti di Vicenza e anche le manifestazioni di ieri ci hanno dato la misura di quanto sia grave la situazione. Siamo andati allora nel Ghetto di Roma per parlare con le persone e capire come sono vissuti questi episodi nella comunità ebraica, proprio in occasione della Giornata della Memoria. Alla domanda:”Vi aspettavate di passare così rapidamente dalla condizione di vittime a quella di carnefici?” l’affermazione più diffusa è: “Ce lo aspettavamo, ce lo aspettiamo sempre”. Questo dà un senso quasi di rassegnazione nei confronti di uno stigma che non si riesce a cancellare, e di un odio insensato che non si riesce ad estirpare. Soprattutto genera il dubbio che quasi 80 anni dopo Auschwitz il seme dell’antisemitismo torni sempre a germogliare.
Il racconto di un abitante del ghetto
Significativo il racconto fatto da un giovane ristoratore del ghetto, il quale riporta un episodio cui aveva assistito pochi giorni prima:”Mi trovavo sul lungotevere all’altezza del Tempio Maggiore, un nonno camminava con il nipotino e intanto gli spiegava che li vivono tutti ebrei e sono quelli che stanno uccidendo tutte quelle persone a Gaza. Questo fa male, fa male da italiano, fa male da ebreo, fa male da essere umano”. E’ evidente la delusione nel suo sguardo ma prosegue dicendo:”Si continua a tenere il conto delle vittime a Gaza, ma il fatto gravissimo è la modalità con cui hanno agito i terroristi il 7 ottobre, non è una questione minimamente paragonabile. Israele sta facendo vittime per un altro motivo e con altre modalità”.
Dovrebbe essere ogni giorno il Giorno della Memoria
Si capisce molto bene il senso di incredulità rispetto alla percezione che, purtroppo in moltissimi, hanno riguardo tale questione. Non c’è una particolare aspettativa per questa ricorrenza in questo anno, che probabilmente contribuisce a fare cadere un altro velo. Una signora figlia di un sopravvissuto dai campi di sterminio parlando proprio del senso del 27 gennaio ha detto:”Dovrebbe essere ogni giorno il giorno della memoria ma non è così. Essere additati, vedere danneggiati i luoghi sacri, sfregiati i simboli o le testimonianze di orrore e sofferenze proprio da parte dei tuoi concittadini è molto brutto. In questo senso sì ,ci sentiamo un po’ traditi.”