L’omofobia al contrario del dr Maiale di Tivoli: tutti zitti

Maiale Tivoli

Non una voce su quel medico dell’ospedae di Tivoli. Bravi i poliziotti e la loro dirigente, bravi i magistrati, ma c’è qualche voce che manca all’appello in una brutta storia di sanità malata di sesso. Ci hanno lavorato per un mese, un mese e mezzo.

Con quella faccia da bravo ragazzo, Roberto Toti – stando al racconto degli inquirenti – ne ha combinate di tutti i colori. Gastroenterologo, approfittava dei suoi pazienti dando loro un sedativo superiore alle necessità. Appena si trovava solo con uno dei suoi assistiti, si toccava con la loro mano, li toccava tra le loro gambe con la sua, in un crescendo inarrivabile di schifezze.

Il dottor Maiale a Tivoli

Se è vero è il dottor Maiale.

All’ospedale di Tivoli, facce scure, nessuno ha voglia di parlare apertamente. Quasi ci si vergogna di non averlo fermato in tempo. Perché molti sapevano. Poi qualcuno degli uomini molestati da quel medico orribile se ne è accorto e lo ha denunciato. Di qui le indagini, le telecamere e le manette. Anzi, gli arresti domiciliari.

Non abbiamo capito se in regione lo hanno saputo…. A Tivoli, Roberto Toti è arrivato da Palestrina: ci sono stati casi analoghi? Certo, la Asl, tra mille e pur doverose prudenze, ha annunciato la costituzione di parte civile se e quando ci sarà il processo al dottor Maiale. Ma una voce dalla regione è mancata.

Così come appare incredibile il silenzio dell’ordine dei medici. Non è in piedi una questione deontologica enorme? Colpire sessualmente un paziente – e sarebbero almeno una quarantina – non è grave?

Omofobia al contrario

I silenzi in questa brutta storia sono anche altri. È un caso di omofobia al contrario e l’associazionismo non ne parla. Sbagliano quelli che tacciono. A noi dà molto fastidio la violenza contro gli omosessuali, perché qualunque persona va rispettata. Ma sono gravi anche le molestie degli omosessuali, e in questo caso con la viltà dell’ombra, durante un’anestesia.

Pronunciatela una parola di schifo per una pratica immonda che non sta nella scelta sessuale ma nella vergogna che la caratterizza, in una stanza d’ospedale. È brutale quello che ci hanno svelato gli investigatori di Tivoli. Ci sono immagini di telecamere, ci sono denunce di uomini maggiorenni e vaccinati.

La condanna deve essere totale, senza sconti né controproducenti omissioni.