L’Ordine dei Medici di Roma: ecco perché il virus è esploso

noto virologo

Il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma spiega perché in Lombardia ci siano state più vittime che altrove. E lo fa in una intervista di Fanpage.it che ne riporta le opinioni in un articolo a firma Marco Billeci. Ricorda Fanpage.it che “Antonio Magi – radiologo e presidente dell’Ordine dei Medici di Roma – già da settimane sostiene la necessità che anche chi non ha sintomi da Covid indossi la mascherina chirurgica per arginare il contagio. Una posizione che negli ultimi giorni ha guadagnato sempre più forza nel dibattito pubblico”.

Il presidente del Medici di Roma: indossare le mascherine

Il presidente dell’Ordine sostiene che “In ospedale le mascherine chirurgiche servono per evitare di contaminare il campo operatorio. Purtroppo non fermano la ricezione dei germi, ma bloccano l’uscita delle goccioline e l’aerosol. Per questo, se indossate, eviterebbero che chi ha il virus e non lo sa perché non ha sintomi particolari possa infettare gli altri. Per me il loro uso dovrebbe essere obbligatorio per chiunque esca di casa”. E aggiunge che la posizione dell’Istituto superiore di Sanità sia legata al fatto che c’è carenza di protezioni. “Se di mascherine disponibili ce ne sono poche, è ovvio che vada privilegiato il loro utilizzo dove è più necessario, come negli ospedali. Ma da qui a dire che non si debbano indossare, il discorso è diverso. Il problema è che bisognava attrezzarsi prima, almeno da gennaio, quando ancora non c’era la corsa a cercare le mascherine in tutta Europa.

Negli ospedali malati e sani hanno fatto scoppiare il focolaio

Ma per quanto riguarda il contagio, dice Magi, ci sono altri fattori. “In Lombardia il focolaio si è amplificato perché in quella regione l’organizzazione della sanità è incentrata sugli ospedali. In altri territori ci sono più ambulatori e specialisti nelle Asl e a questo sistema sono collegati anche i medici di famiglia. Mentre in Lombardia l’attività specialistica per anni invece è stata svolta tutta all’interno degli ospedali. Per questo allo scoppio dell’epidemia, è successo che sia i pazienti con sintomatologia che quelli che dovevano fare visite di altra natura sono andati tutti nelle stesse strutture.

I pazienti non sono stati gestiti sul territorio ma sono andati tutti nei pronto soccorso e negli ospedali. Qua si sono trovati assieme pazienti sintomatici e asintomatici Covid e persone trattate per diverse patologie. Per questo motivo all’interno degli ospedali lombardi sono scoppiati i focolai e lì sono sorti i punti di massima diffusione del virus. Aggiungo che per giorni i medici sono rimasti privi di protezioni”.

I medici: i dispositivi di protezione sono arrivati tardi

Insomma  i dispositivi di porotezione sono arrivati in ritardo, ancora non ce ne sono a sufficienza. Inoltre, sostiene il presidente dell’Ordine, “avere ventuno sistemi sanitari diversi non ha aiutato perché il federalismo ha comportato una mancanza di coordinamento. Ogni livello ha pensato che ad agire dovesse essere qualcun altro, c’è stato uno scaricabarile reciproco le cui conseguenze le hanno pagate i colleghi. Oggi tra i medici contiamo più di 70 morti, i sanitari positivi sono migliaia, solo tra quelli censiti. Molti altri sono “untori” senza saperlo perché i tamponi non sono per tutti. Secondo me hanno fallito un po’ tutti, regioni e governo”.

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(foto adnkronos)