L’ospedale Forlanini svenduto al Vaticano: un affare d’oro per la Chiesa, un disastro per i cittadini

Il Governo ha deciso di “cedere sottocosto” al Vaticano un pezzo fondamentale della sanità pubblica romana, il Carlo Forlanini. La cessione dell’ospedale pubblico all’ospedale pediatrico Bambino Gesù, di proprietà vaticana, è stata ufficializzata con una dichiarazione di intenti firmata dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, e Alfredo Mantovano, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Un accordo che sa di svendita e che porta con sé interrogativi inquietanti sulla gestione della sanità, soprattutto laziale. Perché, in tutto questo, c’è il Presidente della Regione Rocca che, mentre in campagna elettorale prometteva ai cittadini di riportare il Forlanini a una riapertura pubblica, ora appare soddisfatto dell’accordo con la Chiesa.
L’ex ospedale Carlo Forlanini di Roma, inaugurato negli anni Trenta per la cura dei malati di tubercolosi, rappresenta un esempio straordinario di architettura razionalista. Con i suoi ampi padiglioni immersi nel verde, è stato per decenni un punto di riferimento nella lotta alle malattie polmonari. Ma dal 2015, anno della sua chiusura definitiva, il complesso versa in uno stato di abbandono e degrado, diventando simbolo di opportunità mancate e di una gestione del patrimonio pubblico spesso inefficace.

La proposta del Vaticano: una nuova vita per il Forlanini
Poi, nel 2024, la svolta inaspettata: il governo italiano e la Santa Sede siglano la dichiarazione d’intenti per la vendita del Forlanini al Vaticano, con l’obiettivo di trasformarlo nella nuova sede dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Tutto bene quel che finisce bene? Dipende dai punti di vista. Mentre qualcuno – sopratutto politici e ovviamente la Chiesa – pensa che l’accordo possa risolvere annosi problemi, c’è chi invece esprime forti perplessità riguardo all’operazione. Come il professor Massimo Martelli, già direttore del reparto di chirurgia toracica del Forlanini.
In un clima di incomprensione e sospetto, l’accordo per il complesso Forlanini si presenta oggi come un esempio lampante di come le istituzioni possano facilmente smarrire il senso di responsabilità verso i cittadini. È impossibile non chiedersi: a chi serve veramente questo patto?
Il retroscena del Forlanini: un simbolo di decadenza e ambiguità
Le recenti trattative che hanno portato alla proposta di trasformare il complesso del Forlanini, ormai in degrado totale dopo 10 anni di abbandono, in una nuova sede per il Bambino Gesù, con il coinvolgimento diretto della Santa Sede, avrebbero fatto emergere questioni spinose: il passaggio di un bene pubblico a mani apparentemente private, seppur mascherato da un’operazione di riqualificazione. Ma dietro questo velo di rinnovamento si celerebbe un quadro ben diverso, fatto di decisioni frettolose e di accordi che sembrerebbero poco trasparenti.
L’accordo con il Vaticano: opportunità o svendita del patrimonio pubblico?
Il progetto di trasformare il Forlanini nel nuovo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù è stato presentato come un’opportunità per dare nuova linfa alla sanità romana, garantendo spazi moderni e funzionali per le cure dei più piccoli. Ma la proposta ha sollevato non poche perplessità, soprattutto per quanto riguarda la reale convenienza dell’operazione per l’interesse collettivo.
Le trattative non hanno reso pubblici tutti i dettagli economici e giuridici, creando un alone di mistero che non può che alimentare sospetti su una possibile svendita del patrimonio pubblico, allontanandosi dalla logica della trasparenza. In questo contesto, il coinvolgimento della Regione Lazio e del suo Governatore Rocca, che detiene la delega sulla sanità, sembrerebbe particolarmente controverso.
Le cifre svelate dai sindacati: un’operazione opaca e costosa per lo Stato
Se inizialmente il complesso era stato valutato 278 milioni di euro al Catasto, in seguito – circa 10 anni fa – quando il passaggio doveva essere tra pubbliche amministrazioni – l’importo era stato ridotto a 70 milioni, cifra reputata incongrua rispetto al valore reale dai comitati che seguono la vicenda. Un enorme “sconto” che ora andrebbe a favore del Vaticano, che si potrebbe ritrovare tra le mani una struttura che comprende un parco, un lago sotterraneo opere architettoniche di enorme valore. L’INAIL, con soldi pubblici, dovrebbe finanziare i lavori di ristrutturazione per una cifra che oscilla tra i 450 e i 600 milioni di euro. Al termine, il Vaticano pagherà un affitto per gestire la struttura, beneficiando però dell’extraterritorialità garantita dai Patti Lateranensi e quindi senza versare un euro di tasse.
Non solo: grazie ai nuovi posti letto, il Bambino Gesù vedrà aumentare i propri ricavi, finanziati in larga parte dai contribuenti italiani. Ricordiamo che nel 2022 l’ospedale pediatrico ha incassato 413 milioni di euro, di cui la stragrande maggioranza proveniente dal fondo sanitario nazionale. Un ospedale privato, finanziato con soldi pubblici, che ora riceverà una nuova sede, che diventerà di lusso. E, soprattutto, 18 ettari di Roma diventeranno di proprietà dello Stato del Vaticano. Senza che i romani possano dire o fare qualcosa.
Ma se i soldi della ristrutturazione sono pubblici (quelli dell’Inail) e sono stati trovati, perché dare la struttura a uno Stato estero, che oltretutto gode dell’extraterritorialità e quindi non pagherà tasse su quell’immobile, né iva sugli acquisti, né Irpef sui dipendenti? E in quanto sede estera, non si potrebbero poi più fare controlli: la Regione Lazio non potrebbe più fare verifiche sulla qualità dei servizi erogati. Quindi, alla fine, chi ci guadagna?
La Regione Lazio e il Governatore Rocca: gestione opaca e decisioni discutibili
La Regione Lazio, da quanto traspare, non ha mai avuto un reale interesse nel rilancio del Forlanini. Il governo Rocca, piuttosto che riutilizzarlo per la sanità pubblica, preferisce disfarsene, sminuendone l’importanza con argomentazioni inconsistenti: “I nuovi ospedali si progettano come un blocco unico, il Forlanini era organizzato a padiglioni”. Un’affermazione che non ha scoraggiato il Vaticano, che invece lo considera perfettamente utilizzabile.
Da eccellenza nella cura delle patologie respiratorie, il Forlanini è stato chiuso, lasciato a marcire nonostante decine di progetti alternativi presentati da cittadini e professionisti del settore. Tra questi, quello del chirurgo Massimo Martelli, che proponeva una RSA pubblica e un poliambulatorio, proprio come quello che ora la Regione realizzerà in un immobile della Croce Rossa, affittato per 214mila euro l’anno. Croce Rossa che, guarda caso, è stata guidata per oltre un decennio dallo stesso Francesco Rocca.
L’intervista al professor Massimo Martelli: “Bloccato perché si dovevano favorire i privati”
Sulla vicenda abbiamo sentito il professor Massimo Martelli. Quasi 26 mila interventi effettuati al Forlanini, dove per 20 anni è stato il primario di Chirurgia toracica. Il Professore questo ospedale lo conosce bene. E ancora oggi, a 10 anni dal suo abbandono, con la giunta Zingaretti, si batte per la sua riapertura, facendo proposte. “Già nel 2006, con Marrazzo a capo della Regione, volevano chiudere il Forlanini. Ma io ero il primario e mi sono opposto con tutte le mie forze”. E nel 2010 Martelli diventa Commissario dell’ospedale: grazie a quell’incarico, presenta un progetto per evitare la chiusura, che prevede la realizzazione di due RSA pubbliche, per un totale di 320 posti letto, con contestuale trasferimento dei poliambulatori in sole due ali della struttura.
“Il progetto avrebbe fatto risparmiare 3 milioni l’anno di affitto alla Regione solo per i poliambulatori”, dichiara il professor Martelli. Ma il vero problema sono le RSA: mettendole nella struttura pubblica, non avrebbero più guadagnato i privati. E lì le cifre erano ancora maggiori. Quindi, nulla di fatto. “Le mie proposte davano fastidio, perciò dopo 5 mesi e mezzo la nuova Presidente della Regione, Renata Polverini, mi ha tolto il ruolo di Commissario”, racconta ai nostri microfoni il professore.
“Si sta parlando di un territorio di 18 ettari, in pratica circa la metà dell’estensione dell’intera Città del Vaticano“, tuona battagliero Martelli. “E vogliono ‘regalarla’ così, a 70 milioni. Non glielo permetteremo. Si tratta di una speculazione immobiliare enorme”.
Che fine ha fatto il Museo Anatomico?
Chiediamo al Ministro della Cultura Alessandro Giuli che fine ha fatto il Museo Anatomico Eugenio Morelli, che si trovava all’interno del complesso ospedaliero? Il Museo Anatomico del Forlanini, un tempo custode di un inestimabile patrimonio scientifico e didattico, ha condiviso la sorte dell’Ospedale. All’interno dei suoi 206 metri quadri, ospitava oltre 1.145 preparati anatomici umani e 149 non umani, raccolti con metodo rigoroso per scopi di studio e ricerca. Le sue collezioni spaziavano dallo sviluppo embrionale al sistema nervoso, passando per apparati scheletrici, muscolari e organi interni conservati con tecniche avanzate come la diafanizzazione e l’immersione in formalina.
Con la chiusura della struttura sanitaria, il futuro di questo straordinario archivio di conoscenza è rimasto incerto. Il museo, che un tempo svolgeva un ruolo fondamentale nella formazione medica, rischia di andare disperso, lasciando aperta la questione della conservazione e valorizzazione di un patrimonio scientifico di eccezionale valore storico e culturale.
Martelli contro Rocca: “Ha ingannato gli elettori”
E dopo essersi battuto per 10 anni presentando proposte valide per il recupero dell’ospedale, oggi l’ex primario del Forlanini si dichiara deluso dall’atteggiamento del Presidente Rocca. “Ha ingannato gli elettori. E non solo loro. Tutti i cittadini, in quanto possibili pazienti. In campagna elettorale ha promesso di battersi per salvare il Forlanini, per mantenerlo pubblico. E ora lo svende a un altro Stato. Si rimangia la parola, mettendosi d’accordo con la Chiesa e negando quanto detto e fatto in precedenza. Io ero presente, quando, in fase di chiusura della campagna elettorale all’Adriano, Rocca dichiarava che avrebbe fatto riaprire sia il San Giacomo che il Forlanini. È vergognoso.
Si vuole mandare avanti la sanità privata. E distruggere quella pubblica. Mi sono battuto finora per i pazienti. Ma qui nessuno scende in piazza per difendere i diritti dei cittadini, come succede all’estero: si fa solo per le partite di pallone”. E intanto i politici, che lo sanno, possono tranquillamente fare e disfare. Litigando di giorno e andando a cena insieme la sera. “È veramente uno schifo. E il presidente Rocca da questa storia del Forlanini ne esce davvero male”.
Un’operazione che mette d’accordo la politica (contro i cittadini)
Non si tratta solo di una scelta discutibile del Governo e del plauso della giunta Rocca. L’intera classe politica sembra remare nella stessa direzione. Anche l’opposizione non sembra voler alzare troppo la voce: il sindaco Pd di Roma, Roberto Gualtieri, parla di “grande opportunità”, mentre l’ex assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato aveva già proposto questa operazione nel suo programma elettorale. Insomma, tutti felici e contenti. O quasi.
I cittadini non ci stanno
Nonostante il silenzio della politica, infatti, i comitati cittadini e le associazioni non sono rimasti a guardare. Dopo la firma, la Cgil ha presidiato l’ingresso del Forlanini, annunciando nuove mobilitazioni contro quello che è a tutti gli effetti l’ennesimo regalo alla sanità privata. La battaglia per il Forlanini non è ancora finita, ma qualcuno ha già fatto la propria scelta: svendere il patrimonio pubblico ai soliti noti.