Mafia rom a Latina: la polizia arresta 4 persone per omicidio
Agivano con metodi tipici della mafia gli esponenti dei clan rom finiti in manette oggi. La Polizia di Stato di Latina ha infatti eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma nei confronti di esponenti delle famiglie rom di Latina, responsabili di un omicidio commesso nel gennaio del 2010 con metodo mafioso e per finalità di agevolazione mafiosa.
Chi ha ucciso Massimiliano Moro
Dalle indagini, dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e condotte dai poliziotti della Squadra Mobile di Latina e del Servizio Centrale Operativo, è emerso come il grave delitto si inquadri nella faida scoppiata nel 2010 nella provincia di Latina, fra le famiglie Rom Ciarelli-Di Silvio da un lato, e gruppi non Rom, dall’altro, volta ad ottenere il controllo delle attività criminali del territorio pontino.
Nell’ambito di tale faida, denominata cosiddetta Guerra Criminale Pontina, l’omicidio in questione ha costituito il punto centrale di una serie di condotte criminali che, prima o dopo di esso, hanno determinato l’affermarsi sul territorio pontino di clan familiari di origini Rom caratterizzati dalla capacità di porre in atto un potere di intimidazione tipico delle organizzazioni mafiose.
Con i metodi della mafia i 4 rom in manette
Si chiude quindi il cerchio intorno all’omicidio di Massimiliano Moro avvenuto a Latina la sera del 25 gennaio 2010 nell’ambito della faida scoppiata nello stesso anno fra i clan, la cosiddetta “guerra criminale pontina”, anche fra gruppi rom. Gli agenti della Squadra Mobile di Latina, in collaborazione con il personale del Servizio Centrale Operativo, hanno eseguito quattro arresti in esecuzione di una ordinanza emessa dal Gip di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia: si tratta di Ferdinando Ciarelli, 58 anni, Ferdinando Ciarelli, 39 anni, Andrea Pradissitto, 30 anni e Simone Grenga, 35 anni.
Al risultato delle indagini si è arrivati grazie anche alle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia. L’omicidio, commesso con metodo mafioso e per finalità di agevolazione mafiosa, avvenne nell’ambito dello scontro in particolare tra le famiglie rom Ciarelli-Di Silvio, e gruppi non rom facenti capo a Mario Nardone e Massimiliano Moro per il controllo delle attività criminali del territorio pontino.