Magliaro: “Bersani sprezzante con Almirante? Ignora la storia. Anche del suo partito…”

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“Bersani? Questo mi stupisce”. Massimo Magliaro, che nella sua lunga carriera è stato anche lo storico portavoce di Giorgio Almirante e oggi è anima attivissima della Fondazione intitolata al leader missino, ieri era tra gli ospiti di DiMartedì, e in un’intervista al “Secolo d’Italia” commenta il passaggio della trasmissione nel quale Pierluigi Bersani ha usato toni sprezzanti nei confronti di Almirante e del Msi. Magliaro resta sorpreso dalla reazione dell’esponente del Pd, da cui racconta di aver ricevuto sempre “toni cordiali e rispettosi”, intrattenendo anche conversazioni non pregiudiziali di carattere politico. “Mi dispiace non averlo sentito e che nessuno me lo abbia riferito, perché altrimenti avrei risposto in trasmissione”, confida.

Bersani forse non sa dei rapporti di Napolitano e Mattarella con Almirante…

“Penso che Bersani – dice – non sia al corrente del fatto che due Presidenti della Repubblica – Napolitano, che lui dovrebbe aver conosciuto bene, e poi Mattarella – mandarono entrambi, da presidenti della Repubblica in carica, due messaggi diversi, durante altrettanti convegni della Fondazione Almirante a Montecitorio, nei quali riconoscevano il ruolo storico di Almirante. Napolitano lo ha indicato come esempio di responsabilità, correttezza, onestà, rispetto delle regole democratiche. Nella diversità politica, entrambi hanno detto che Almirante fu al servizio alla democrazia, contro il proseguimento della guerra civile. E due Presidenti della Repubblica di estrazione molto lontana da Almirante: uno, Napolitano, di origine comunista come Bersani, l’altro democristiano ma non così distante dal Pd”.

Disconoscono persino gli incontri con Berlinguer…

Sull’uscita sopra le righe Magliaro pensa “che Bersani, dopo la batosta in Abruzzo, doveva fare campagna elettorale postuma con questo vetero o neo antifascismo. A distanza di tanti anni dalla morte di Almirante ancora disconoscono quello che due Presidenti hanno riconosciuto, senza ricordare neanche i famosi incontri con Berlinguer. Se Almirante fosse quello che Bersani pensa, non credo Berlinguer lo avrebbe incontrato alla Camera e che ci sarebbero stati gli incontri a Bruxelles tra Almirante, Romualdi e Paglietta, che era il vero capo morale della Resistenza. Fatti, dei quali sono stato testimone diretto. E questo anche al di là del rapporto che Almirante aveva con Nilde Iotti, che era la compagna del “Migliore”, Togliatti”.

Tutto ciò è frutto di una logica di gente disperata

Il fatto che Giorgia Meloni rivendichi questo passato con grande orgoglio quanto c’entra con il fenomeno della criminalizzazione di Almirante e del Msi? “Molto. È tutto lì – risponde Magliato -, è il frutto di una logica di gente disperata. Quando ero capo ufficio stampa del Msi, da giornalista parlamentare frequentavo quotidianamente Camera, Senato e Palazzo Chigi e non c’era assolutamente questa atmosfera da caccia alle streghe, pur essendo molto più vicino il ricordo dell’antifascismo, dei partigiani e della resistenza. Oggi a sinistra c’è un mondo che ha fallito e che non sa più a cosa aggrapparsi.

Meloni rivendica con orgoglio le radici missine

Ieri in trasmissione ho ricordato che dall’analisi del voto emerge che in Abruzzo Marsilio ha preso voti nelle fasce più deboli, rurali, non urbanizzate, da persone con una cultura media accettabile e diffusa, non dai super laureati di Teramo che hanno votato il suo sfidante. Nella battaglia per i cosiddetti poveri, per i ceti medi, per i più fragili la sinistra battuta anche in Abruzzo. A loro non resta che la carta dell’antifascismo. Meloni può rivendicare con orgoglio le radici missine, loro non possono farlo con quelle comuniste o di tangentopoli. Sono un’armata Brancaleone che si regge solo sull’anti”.

La sinistra ora deve meditare e studiare…

“Secondo me – aggiunge Magliato – , a sinistra devono meditare molto, organizzare dei seminari di studi e chiedersi cosa stanno facendo. Nella loro vita prendono schiaffi da tutte le parti. ‘Repubblica’ il giorno dopo l’Abruzzo ha scritto che l’astensionismo ha penalizzato D’Amico quando in Abruzzo ci sono stati meno astensionisti della Sardegna. Sono disperati, cercano di inventarsi ramponi cui aggrappare una risalita che non c’è”.