Mamma ucraina divisa dal figlio, Codacons: ‘Il Comune di Roma fa dietrofront’
Da gennaio una mamma ucraina non può vedere il proprio figlio di 6 anni. E ora dopo la denuncia del Codacons, pare che il Comune di Roma, grazie alla battaglia legale avviata dall’associazione, stia facendo dietrofront. E presto potrebbe consentire alla donna di incontrare il figlio davanti agli assistenti sociali, fissando un primo appuntamento.
La donna era fuggita con il figlio dalla guerra ed era arrivata a Roma. Ora, però, deve fare i conti con un’odissea burocratica lunghissima. Stando alle dichiarazioni dell’associazione, il bambino di 6 anni era stato inizialmente affidato alla nonna, residente in Italia, poi prelevato dai servizi sociali a causa delle condizioni di salute dell’anziana.
La denuncia di Codacons
“L’amministrazione capitolina in un primo momento – precisamente lo scorso 21 maggio – aveva negato alla donna la possibilità di incontrare il bambino, affermando che la pratica avrebbe richiesto mesi a causa delle tante richieste e della mancanza di fondi – rende noto il Codacons – Oggi invece l’Ufficio per le Relazioni familiari di Roma Capitale ha comunicato alla mamma l’inizio degli incontri con le operatrici sociali nel corso dei quali verrà consegnato anche il calendario di incontri con il piccolo”.
Si tratta però di una vittoria solo a metà – afferma il Codacons – Anzitutto perché l’incontro con le operatrici sociali – e non col bambino – è stato fissato per il prossimo 20 giugno, e questo vuol dire che passeranno ancora tanti giorni prima che mamma e figlio possano incontrarsi, e poi perché al momento il Comune, violando lo specifico ordine impartito dal giudice di consentire alla nostra assistita di vedere il proprio figlio, rischia di compromettere anche i buoni rapporti diplomatici intercorrenti tra l’Ucraina e l’Italia”.
La richiesta di anticipare l’udienza
Sul caso il Codacons ha già provveduto a depositare al Tribunale la richiesta di anticipazione urgente dell’udienza fissata per il prossimo 22 ottobre, perché la mamma del piccolo – come stabilito dall’Asl – è perfettamente idonea a riavere l’affidamento di suo figlio, e perché non sono mai esistiti reali e concreti motivi per privare la donna del diritto alla potestà genitoriale – conclude l’associazione.