Mani bucate: con Zingaretti debito a 22 miliardi di euro
E bravo Zingaretti, che le mani bucate le ha per davvero. Altro che la fanfaronata dei dieci miliardi del centrodestra. Il debito della regione Lazio è monstre. Chi deve risponderne è proprio l’attuale governatore, che pure ha ricevuto tanti quattrini in più per il governo dell’ente.
Ovviamente non lo leggerete sui quotidiani che tanto coccolano il segretario del Pd, ma le sue gesta alla guida della regione sono impressionanti. Basta leggere non quanto dice un esponente di quei faziosoni del centrodestra; ma la requisitoria di una brava consigliera regionale di un partito alleato a livello nazionale, Valentina Corrado dei Cinquestelle (nella foto col presidente). Che ha messo in colonna le cifre e ha smontato il bilancio della regione.
Le mani bucate di Zingaretti
“Preoccupa l’elevata consistenza del debito regionale”, ha denunciato la Corrado. E che la mani di Zingaretti siano davvero bucate lo dimostrano le cifre tirate fuori: il debito è pari a oltre 22,5 miliardi di euro – che diventa di 28 miliardi nel conto del patrimonio –e non finisce qui. Perché bisogna aggiungere l’elevato valore del contenzioso giurisdizionale pendente che si aggira intorno ai 3 miliardi. Si scialacqua alla grande. E va pure detto che il dato sul contenzioso pendente non tiene ancora conto dei nuovi e recenti problemi nati con le società per la mancata fornitura di mascherine e altri DPI che ha causato alla regione un’esposizione di oltre 25 milioni di euro.
La denuncia della Corrado (M5s)
La consigliera pentastellata parla di “cifre considerevoli che seppure rappresentino una passività potenziale, nella concreta realtà della gestione delle risorse si manifestano continuamente in costi per il bilancio pubblico, con il rischio di pignoramenti della cassa regionale che al 31 Dicembre 2019 ammontano già a 130 milioni: un valore elevato sia in termini assoluti che in rapporto alle altre Regioni”.
Per non dire, infine, della fallimentare gestione del personale con le continue forzature e deroghe alle norme nazionali per aggirare i limiti del contingente numerico al solo fine di garantire le “infornate” politiche nella macchina amministrativa all’evolversi delle progressioni di carriera partitica del Presidente della regione Lazio. Con tanto di richiami della Corte dei Conti.
Sulle procedure di reclutamento appena due mesi fa il consiglio di stato con una sentenza le ha dichiarate illegittime e tutti sono ancora in attesa di conoscere come l’amministrazione intenda affrontare la situazione: “Solo silenzio – dice ancora Valentina Corrado – sulle mie richieste di chiarimento e convocazione dei principali attori di questa fallimentare gestione”.
Applausi a scena aperta al governatore mani bucate.