Marconi, tonnellate di rifiuti e favelas invadono il percorso del fiume Tevere: “E’ un disastro ambientale”

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Capitale sempre più nel degrado, nuove tonnellate di rifiuti e favelas invadono il percorso del fiume Tevere, in particolar modo l’argine opposto al Parco Marconi dove si è creato un insediamento abusivo di nomadi.

Maxi discariche a ridosso del fiume

“In quel tratto, superando il ponte pedonale della Scienza – denuncia Piergiorgio Benvenuti, presidente di Ecoitaliasolidale – vi è una maxi discarica a ridosso del fiume dove è possibile trovare di tutto. Rifiuti che poi vengono incendiati in prossimità di un canneto. A poca distanza, poi ci sono bivacchi visibili sia di giorno che di notte con persone che bruciano qualsiasi cosa. La sera la situazione non migliora. In molti si ubriacano, gettano bottiglie per strada, mettendo in pericolo tanti residenti costretti a transitare in quel tratto di mini-favelas. Siamo fortemente convinti che sia necessario intervenire attraverso interventi mirati, in un’area dove regna l’illegalità, ben visibile ad occhio nudo.  Non servono supporti tecnologici per capirlo, tantomeno spendere ulteriori soldi pubblici. E’ ora di dire basta alla demagogia sui rifiuti, la Capitale necessita azioni più concrete“.

Un vero e proprio disastro ambientale visibile agli occhi di tutti, con tonnellate di rifiuti e insediamenti nomadi che giacciono lungo tutto il greto del fiume. “Gli insediamenti abisivi nascono come funghi – denuncia Marco Palma, vicepresidente del consiglio del XI Municipio di Roma Capitale – uno in particolare  si trova a Marconi proprio lungo gli argini del fiume. E pensare che tra due mesi inizia il Giubileo. Non male debbo dire”.  

Baraccopoli che i residenti del quartiere conoscono molto bene

Una baraccopoli che i residenti del quartiere conoscono molto bene, dove giorno dopo giorno, crescono a vista d’occhio rifugi di fortuna, plastica, gomme di auto, elettrodomestici, materiali edili, sino a rifiuti pericolosi come bombole del gas o speciali come lastre di eternit a ridosso del greto del fiume. Materiali destinato a raggiungere le acque e, per effetto della corrente, ad arrivare in mare.

Problema anche di roghi tossici

Non ultimo, il problema dei roghi tossici. Molti cittadini che affacciano sul lungotevere, lamentano di essere costretti a chiudere costantemente le finestre delle proprie abitazioni perchè intossicati giorno e notte dal costante fumo dei tanti focolai che vengono accesi nella baraccopoli. Fuochi che vengono mantenuti accesi per intere giornate. In molti si chiedono come mai il Comune di Roma, l’Ufficio Speciale Tevere e la Regione non intervengano, ma soprattutto a che punto sia il protocollo d’intesa sottoscritto fra Comune e Regione per la gestione del greto del fiume, progetto per il quale sarebbe già stata avviata la conferenza dei servizi.

Palma (Fdi): Segnalazione inviata alla polizia locale

“Domenica sera – conclude Palma- ho inviato una mail all’XI Gruppo della polizia locale di Roma Capitale. Ci troviamo di fronte ad una non novità ed è da mesi che segnalo queste presenze. Tanto passa per un accurato controllo del territorio che non è solo sicurezza ma gestione e custodia allo stesso tempo. Senza queste caratteristiche tutto finisce in degrado“.

Ecoitaliasolidale: Istituire un “Parco Nazionale del Tevere”

Intanto, il Movimento Ecologista Ecoitaliasolidale, guidato dal presidente Piergiorgio Benvenuti, sta promuovendo da anni l’istituzione di un “Parco Nazionale del Tevere”. Questa proposta punta a creare un ente unico di gestione per la riqualificazione del fiume Tevere, con l’obiettivo di migliorare la depurazione delle acque, ripristinare la navigabilità per mobilità e turismo, e valorizzare gli argini e le infrastrutture esistenti, come la pista ciclabile e l’ippovia. Inoltre, il parco potrebbe includere la gestione di attività sportive e la riqualificazione dell’archeologia industriale nel bacino Ostiense.

Proposto un ente unico di gestione

“Come Ecoitaliasolidale – ricorda Benvenuti – abbiamo da anni proposto la realizzazione di un vero e proprio Ente unico di gestione che si occupi: della riqualificazione del tratto fluviale, della depurazione delle acque, della piena navigabilità del fiume, sia per la mobilità alternativa, sia per lo sviluppo turistico della città, della valorizzazione degli argini, comprese le competenze sulla pista ciclabile, della valorizzazione di ciò che rimane dell’esistente ippovia, delle attività sportive che si potrebbero sviluppare e quindi della gestione dei parchi fluviali, inserendo anche la riqualificazione dell’archeologia industriale presente nel bacino Ostiense”.

Giubileo alle porte

Benvenuti sottolinea l’importanza di un approccio organico per evitare che i progetti in corso, come i parchi di affaccio previsti per il Giubileo 2025, restino frammentati. La preoccupazione per l’inquinamento del Tevere, in particolare per le microplastiche che raggiungono il mare e finiscono nella catena alimentare, è un tema centrale. Studi dell’Università Tor Vergata hanno infatti rilevato concentrazioni elevate di microplastiche trasportate dal fiume fino al Tirreno.

Un’area di 80mila ettari che potrebbe contribuire alla salvaguardia dell’ambiente

La proposta del Parco Nazionale del Tevere, che si estenderebbe su 80mila ettari, potrebbe contribuire alla salvaguardia dell’ambiente e alla lotta contro i cambiamenti climatici. L’area coinvolgerebbe quattro regioni, otto province e 82 comuni, diventando il sesto parco nazionale più grande d’Italia. Benvenuti evidenzia come l’iniziativa non solo favorirebbe la protezione della biodiversità, ma sarebbe anche un impulso significativo per il turismo, lo sport e l’occupazione.