Maria Grazia, morta a 27 anni con l’utero perforato dopo l’intervento: chi è il ginecologo che rischia il processo

Un ginecologo della clinica Santa Famiglia di Roma rischia il processo con l’accusa di omicidio colposo per la morte di Maria Grazia Di Domenico (27 anni), dopo un intervento di routine.
Il sostituto procuratore Daniela Cento è convinto che sia stata proprio la negligenza del ginecologo a uccidere la 27enne. La ragazza campana si era sottoposta a un piccolo intervento in day-hospital della durata di 15-20 minuti a causa di un papilloma. La piccola operazione, finalizzata a rimuovere del tessuto dal collo dell’utero, è normalmente di routine ma qualcosa, nel caso della giovane, non è andato per il verso giusto.
Chi è il ginecologo accusato
Notificato a marzo al medico romano Vincenzo Campo l’avviso di conclusione delle indagini, a maggio è stato invece chiesto il rinvio a giudizio. Fissata per il prossimo 9 novembre l’udienza preliminare nella quale il Gup del Tribunale di Roma si esprimerà proprio sul rinvio a giudizio del ginecologo.

La morte di Maria Grazia, i genitori hanno tappezzato Roma di manifesti
Maria Grazia si era sottoposta ad un intervento di colonizzazione dell’utero, a seguito del quale il medico le avrebbe perforato l’utero e l’intestino retto, riconducendo poi il mal di pancia post operatorio della giovane a cause diverse. “I sanitari – hanno riferito i legali della famiglia – rassicuravano i familiari circa le condizioni fisiche ipotizzando come possibili cause dei dolori una possibile allergia all’antibiotico o a una banale influenza intestinale. Le hanno prescritto quindi dei fermenti lattici”.
Nel novembre 2021, in ricordo di Maria Grazia Di Domenico, come raccontò proprio 7Colli in esclusiva, la Capitale si era riempita di manifesti. Nel giorno del suo compleanno i familiari della 27enne campana, originaria di Cava de’ Tirreni avevano voluto renderle omaggio, tappezzando diverse via di Roma. La giovane volontaria campana aveva già fissato la data del matrimonio, tre mesi dopo quel banale intervento ambulatoriale. Fino alla morte tragica e per la quale la famiglia chiede giustizia.