Maricetta Tirrito condannata: 8 anni di carcere per l’ex “paladina antimafia”. Il pm ne aveva chiesti 27 (VIDEO)

Maricetta Tirrito: colpevole. 8 anni di carcere. È una condanna leggera, quella appena pronunciata dal Presidente della Corte di Cassazione di Frosinone, Antonio Ruscito, rispetto a quanto avrebbe voluto il Pm, il dott. Ambrogio Cassiani, che per 11 lunghi mesi, a partire da gennaio del 2023, ha condotto le indagini che hanno portato all’arresto, con custodia cautelare in carcere, per Maricetta Tirrito, da tutti conosciuta fino a quel momento come una paladina antimafia e come difensore dei diritti delle persone più deboli, a partire dai bambini e dagli anziani. Il pubblico ministero, infatti, aveva chiesto ben 27 anni di carcere, per quanto fatto agli anziani.
E proprio la vicenda che ha visto coinvolti gli anziani hanno portato a questa dura condanna per la donna che, prima di essere arrestata, era sempre in prima linea – oltre che in molti programmi televisivi e su giornali anche importanti – mostrando un attivismo che nascondeva una realtà ben diversa. Accanto a lei nomi famosi, di politici e attivisti che – non appena è scoppiato lo “scandalo” – si sono defilati, fingendo quasi di non conoscerla, quando fino a pochi giorni prima facevano quasi a gara a mostrarsi sui palchi o nelle varie “sfilate”. Ma tant’è… torniamo alla cronaca. Il Pm, lunedì scorso, aveva richiesto una condanna a 27 anni di carcere per la Tirrito, alleggerendo, di contro, le posizioni degli altri imputati.


Maricetta Tirrito condannata a 8 anni
Oggi i giudici, dopo una camera di consiglio durata poco più di quattro ore e mezzo, hanno espresso il loro verdetto. Ad attendere la sentenza non solo i parenti dei due anziani sulle cui morti ci sono molti sospetti, Vincenzo Pica e Luigi Bonomo. Ma anche “ospiti” della villetta, come Gigliola Iannuzzi, che nella cohousing ha perso la sorella e stava per morire anche lei. E non solo. A voler sapere quale sarebbe stata la decisione dei giudici anche persone che, sin dall’inizio, hanno seguito la vicenda, in quanto vicine agli anziani, alcuni dei quali ancora non riescono a credere a tutto quello che è successo.
Qualcuno, infatti, pensava fosse normale come venivano trattati. E ha provato fino all’ultimo a difendere l’operato della Tirrito, smentito però dal lavoro degli inquirenti. Il giudice ha riconosciuto tutti i capi d’accusa, tranne l’omicidio con dolo. Per questo la condanna è stata ridotta dai 27 anni richiesti dal giudice agli 8 effettivamente dati. Di questi, sono già oltre 13 i mesi che la Tirrito ha trascorso in carcere.

Maricetta Tirrito, storia di un declino
Dietro la maschera di attivista antimafia, Maricetta Tirrito avrebbe orchestrato un sistema di raggiri ai danni di anziani soli e vulnerabili. Oltre a lei, erano state arrestate altre quattro persone, tra cui quello che all’epoca era il suo compagno, che aveva ottenuto i domiciliari, e un medico di famiglia di Ardea. Secondo gli inquirenti, Tirrito convinceva le vittime a cederle il controllo dei loro beni, facendole sottoscrivere carte prepagate su cui poi confluivano le loro pensioni. Il denaro, invece di essere usato per il loro benessere, veniva speso per lusso e sfizi personali: dall’operazione di chirurgia estetica per la figlia fino a vacanze e cene.
Soldi degli anziani per spese folli
Tra gli acquisti sospetti emergono quelli per la festa di compleanno dell’ex fidanzato fidanzato Fabio Corbo, viaggi costosi e shopping. Maricetta Tirrito chiamava affettuosamente le sue vittime “nonnetti“, ma il suo interesse era tutt’altro che affettuoso: quando capiva che non avevano eredi diretti, il suo atteggiamento cambiava. “Questo ha una casa, va trattato come un gioiellino”, diceva in una delle intercettazioni. Il conto totale delle somme sottratte, secondo gli inquirenti, si aggira intorno ai 385mila euro, prosciugati dalle tasche di anziani indifesi ospitati nella sua struttura, finita sotto inchiesta dopo la morte sospetta di Vincenzo Pica e Luigi Bonomo e il ricovero di Gigliola Iannuzzi.
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Il primo blitz e i legami con la politica
La prima incursione della polizia di Anzio risale a gennaio del 2023, ma anche dopo il blitz la Tirrito ha proseguito con le sue manifestazioni pubbliche, dichiarandosi innocente e tranquilla che tutto si sarebbe risolto. Precedentemente era stata fotografata accanto a Matteo Salvini durante un evento a Bibbiano e vantava contatti con esponenti di Fratelli d’Italia. In alcuni video appare con Chiara Colosimo, oggi presidente della commissione Antimafia. Ma dietro la facciata di associazionismo e difesa della legalità, si celava un sistema fatto di scatole vuote e raggiri.
Il sistema di sfruttamento e le false associazioni
A svelare quanto succedeva anche un ex collaboratore della Tirrito. Il suo ex bodyguard ha testimoniato in tribunale, raccontando che il cosiddetto Comitato dei collaboratori di giustizia era solo una copertura: “Non ho mai conosciuto un pentito“, ha dichiarato. Tra i suoi business anche i corsi per operatori antiviolenza, dalla durata di soli due giorni, venduti a 30 euro a partecipante, mentre le spese organizzative sarebbero state pagate con le carte di credito degli anziani.
Anziani isolati e denaro sottratto
Grazie a falsi certificati medici forniti dalla dottoressa Marina Endrijevschi, la Tirrito sarebbe riuscita a ottenere procure per la gestione dei beni di alcuni ospiti della struttura. Isolati dalle loro famiglie, gli anziani diventavano così facili prede. In un caso, quando uno di loro morì, la truffatrice, secondo quanto risulta dalle intercettazioni, si sarebbe arrabbiata perché la clinica aveva avvisato i parenti, invece di lasciarle il tempo di riscattare una polizza da 380mila euro. “Voglio sapere chi ha parlato, devo scriverlo in denuncia“, si lamentava in un messaggio.
Il declino e la condanna
Figura ben nota nel litorale romano, la Tirrito si era candidata a sindaco di Pomezia nel 2013, per poi dedicarsi a eventi antimafia e antiviolenza. Le indagini sulla sua RSA sono partite nel 2023, culminando con un blitz dei carabinieri del Nas, polizia e Asl. Quella mattina, nella villetta della struttura, c’erano 15 anziani in condizioni drammatiche: muffa, sporcizia, escrementi di topo e rifiuti accatastati. Eppure, anche dopo la perquisizione, lei ha continuato a presentarsi come guida di associazioni antimafia, fino all’arresto e alla condanna, che ha fatto emergere la cruda realtà di un sistema basato su menzogne e sfruttamento.