Max Giusti, ‘Ecco come è nata la parodia di De Laurentis’: l’artista si racconta a 360° (VIDEO)
Max Giusti riesce a riconciliarti con una giornata storta. È questo l’effetto che fa l’artista romano, che abbiamo incontrato per una lunga e piacevole chiacchierata. Max, tu trasmetti allegria solo a guardarti. Eri così anche da piccolo?
- In realtà, da piccolo il mio trasmettere allegria era un modo per ricercare attenzione e ‘chiedere aiuto’. Io sono nato nel ‘68 in una famiglia molto semplice: i miei erano in piena corsa per avere un riscatto sociale, quindi da ragazzino ero sempre da solo. Sono cresciuto un po’ dai miei nonni e quindi cercavo amici, compagnia e attenzioni. Partendo da questa esigenza ho sempre cercato di far stare bene gli altri, aggregare le persone. Questa caratteristica mi è rimasta.
E quando hai deciso che il far star bene le persone poteva diventare un lavoro e hai capito che il mondo dello spettacolo sarebbe stato il tuo futuro?
- Ho iniziato a lavorare in teatro al Fellini, a Roma, nella stagione 84/85. Avevo 16 anni e ho capito che mi piaceva stare sul palco. Ma è stato nel 91, a 23 anni, con il programma “Stasera mi butto”, che mi sono reso conto che se avessi voluto avere successo nel mondo dello spettacolo, avrei dovuto fare solo quello e non altro. Se vuoi fare l’attore devi vivere e ragionare da attore, non puoi farlo come secondo lavoro. Il tuo obiettivo deve essere quello di migliorarti e metterti in discussione sempre, oltre che, all’inizio, procacciarti il lavoro.
Parli di secondo lavoro: ma cos’altro facevi?
- Lavoravo nel negozio dei miei genitori, a partire dai 17 anni. La sera, invece, andavo a fare gli spettacoli. Poi, a 23 anni, la svolta: da quel momento vivo facendo solo l’artista.
Max Giusti: comico, attore, cabarettista, imitatore, conduttore televisivo, conduttore radiofonico e tanto altro. Non ti chiedo cosa ti riesce meglio, visto che sai fare tutto benissimo, ma cosa ti diverte di più?
- I nuovi progetti, quando inizia un nuovo lavoro. E quando c’è il ‘one man show’ al teatro… beh, quella è la cosa che mi ‘riempie’ di più, perché sono da solo, racconto cose che penso, che ho scritto. Forse è la sublimazione di tutto. Ma se dovessi vivere solo di quello mi annoierei. La cosa più bella del nostro mestiere è poter cambiare. I nuovi progetti, le nuove avventure, sono sempre le cose più emozionanti.
Tu ha imitato cantanti, attori, politici, presentatori. Qual è il personaggio più difficile che hai portato in scena?
- Difficile non saprei. Quello che mi ha emozionato di più è stato Malgioglio, che è diventato virale anche se non era ancora l’epoca dei social. Adesso potrei dire Alessandro Borghese. È il personaggio più virale in assoluto, in questa fase ha superato 100 milioni di views nei vari social. Ma, ancora di più, c’è un altro personaggio. L’emozione che ho provato quando mi sono truccato da De Laurentis è stata incredibile, forse perché ho raggiunto una certa età. Si dice che gli uomini dopo i 50 anni raggiungano la loro maturità. E io probabilmente l’ho raggiunta con questo personaggio: un livello molto alto. Sono molto fiero. A me non piacciono le imitazioni. Le mie sono parodie. Quello che vedi non è il vero De Laurentis e non sono neanche io, ma una terza entità che si crea per pochi minuti. Una fusione che mi emoziona.
Mi hai dato un assist: in questi giorni il pubblico impazzisce per la tua imitazione di Aurelio De Laurentis. Ma come è nato questo personaggio?
- Dal fatto che, conoscendolo, ho avuto modo di riprodurre i suoi modi di fare. Scherzando li ho fatti sentire ai Gialappi e non c’è stato verso: mi hanno impedito di non farlo (ride). Sono contento che piaccia al pubblico, ma anche del fatto di aver fatto un personaggio che non ferisce nessuno. Mi sono sempre dato un limite: quello di non entrare mai nella vita privata delle persone. Non parlerò mai di figli o di affetti dei miei personaggi. Gioco solo con l’aspetto pubblico.
Sempre al Gialappa’s Show imiti appunto anche Alessandro Borghese, riprendendo la trasmissione “4 Ristoranti”. Come l’ha presa Borghese?
- Benissimo, è il primo fan della sua parodia
Restiamo in tema culinario. Qual è il tuo piatto preferito?
- La carbonara, senza dubbio. E non perché sono romano. Mi sarebbe piaciuta anche se fossi nato a Canicattì, ne vado veramente matto.
Abbiamo parlato di teatro e di imitazioni, ma tu hai anche condotto diversi programmi televisivi. Qual è quello a cui sei più legato?
- Ce ne sono tanti a cui voglio bene, ma sicuramente le quasi mille puntate di ‘Affari tuoi’ restano per me indelebili.
Abiti in via della Pisana, da te ribattezzata “Pis Angeles”: che rapporto hai con questa zona?
- Molto bello. Ho investito molto nel mio quartiere, dove sono il gestore di un circolo di tennis molto frequentato. Lì vedo tanti ragazzini: entrano lì che hanno 6 anni ed escono che ne hanno 18, da adulti. In pratica crescono da me. Questo mi dà tanto, sento di aver lasciato un segno nel quartiere.
E come vedi Roma in vista del Giubileo?
- Affannata, stanca. Ma spero non doma. Credo che i periodi più bui Roma li abbia già vissuti. Abbiamo visto non prendere le occasioni, spero che questa sia invece la volta buona. Come successo a Milano con l’Expo. Spero che il Giubileo sia un’ulteriore spinta per la Capitale, perché Roma ha bisogno di ulteriori strutture e servizi. Siamo in una fase in cui gestire tutti i lavori che ci sono crea dei problemi in città, in un periodo in cui il turismo è aumentato in maniera incredibile. Ma l’importante è che Roma non perda la sua più grande caratteristica, che è quella di una città molto solidale. Se noi perdiamo la solidarietà è finita.
Per concludere, la romanità in una frase, secondo Max.
- Mica piscio dal ginocchio…