Maxi-sequestro di bulbi di papavero da oppio a Terracina: l’operazione della Guardia di Finanza
Un normale controllo stradale si è trasformato in un’importante operazione antidroga. A Terracina, i militari della Guardia di Finanza hanno individuato e sequestrato circa 100 bulbi di papavero da oppio, una quantità significativa che conferma la presenza di traffici illeciti anche nelle aree apparentemente più tranquille. L’operazione, condotta dal Comando Provinciale di Latina, rientra in un programma intensificato di contrasto alla detenzione e allo spaccio di stupefacenti.
Controlli a Terracina: papaveri da oppio nascosti da un indiano
Tutto è iniziato durante un controllo in una strada periferica della cittadina. I finanzieri si sono insospettiti per il comportamento nervoso di un uomo fermato per una verifica di routine. La sua agitazione ha spinto le forze dell’ordine ad approfondire la situazione, scoprendo che si trattava di un cittadino indiano. È stata una successiva perquisizione domiciliare a far emergere il carico illegale: 100 bulbi di papavero da oppio, sostanza alla base della produzione di droghe pesanti come l’eroina.
Un’operazione che si aggiunge a una lunga serie di successi
Questo non è l’unico colpo messo a segno dalle Fiamme Gialle nelle ultime settimane. Già lo scorso agosto, infatti, i militari del Comando Provinciale di Latina erano intervenuti contro lo sfruttamento della manodopera agricola, portando alla luce gravi irregolarità in due imprese della zona.
L’operazione di agosto, condotta sempre dalla Compagnia di Terracina, aveva puntato i riflettori su due aziende agricole della zona, specializzate nella coltivazione di prodotti locali. Durante un controllo mirato, i finanzieri avevano esaminato documentazione contabile ed extracontabile, verificando i rapporti lavorativi in essere e le condizioni dei lavoratori.
I risultati erano stati allarmanti: 20 lavoratori di origine indiana identificati, di cui 11 completamente in nero. Gli altri, seppur regolarmente assunti, risultavano sfruttati con orari di lavoro ben superiori a quelli previsti e salari inferiori agli standard contrattuali. In un caso, era stato individuato un lavoratore privo di permesso di soggiorno, situazione che aveva fatto emergere il sospetto di caporalato.