Medico di Anzio arrestato: dagli interventi con i pagamenti in nero ai certificati ‘tarocchi’ per ottenere le invalidità

Ospedale di Anzio

Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Al limite affina la tecnica. E allora ecco che il medico di Anzio, colto con le mani nella marmellata in un servizio andato in onda in tv 8 anni fa, ora è stato beccato dai NAS dei Carabinieri di Roma, mentre stilava, dietro pagamento di importi che andavano dai 150 a 200 euro – in contanti e in nero – certificati “tarocchi” di riconoscimento di invalidità e ottenere così l’indennità di accompagno e/o l’assegno ordinario di invalidità.

Certificati falsi per pensioni vere

Il dottore, un otorinolaringoiatra per nulla “castigato” dalla figuraccia fatta nel 2016, con il suo volto ben visibile e riconoscibile da tutti proprio grazie al servizio televisivo, forse credendo che il tempo cancella la memoria (degli altri…) avrebbe pensato di incrementare la sua attività unendosi ad altri medici – secondo l’ipotesi d’accusa – in un sodalizio finalizzato a truffare l’INPS. E la truffa, coordinata dal titolare di un centro di servizi di Albano Laziale, era ben congegnata.

Nel centro servizi smistavano i clienti ai 4 dottori, tutti di branche diverse della medicina. E i dottori, tra cui l’otorinolaringoiatra di Anzio, andavano giù di certificati, a prezzi calmierati, per far ottenere le invalidità. I pagamenti, ovviamente, avvenivano in nero.

Ma i NAS, appunto, hanno scoperto il giro. E posto agli arresti domiciliari i 4 dottori – oltre al medico dell’ospedale di Anzio c’è una dottoressa dell’ospedale di Velletri, un medico del S. Camillo di Roma e uno della ASL Roma 1 – e il titolare del centro servizi di Albano.

Dal servizio in tv all’arresto

Ma torniamo al personaggio. La storia sembra uscire da una sceneggiatura, ma è realtà: l’uomo è passato dal guadagnare su interventi chirurgici venduti “a nero” a nuove attività che hanno portato la giustizia a bussare alla sua porta.

il medico era finito sotto i riflettori grazie a Francesca, un’insegnante che si era rivolta al dottore per risolvere il problema di suo figlio, che soffriva di una patologia respiratoria. Ma, attraverso la Asl, le liste d’attesa per un intervento al naso erano di 18 mesi, però durante la visita presso l’ambulatorio dell’ospedale il medico aveva offerto un’alternativa: operazione privata, con prezzi variabili tra i 3500 euro senza fattura e i 5000 euro con fattura.

Francesca, armata di una telecamera nascosta, aveva documentato tutto. Davanti alla telecamera, il medico ammetteva candidamente di aggirare il sistema fiscale: “Con fattura devo pagare il 40%-50% di tasse, quindi i costi raddoppiano. È il paziente che deve pagare quelle tasse, non io”.

Non solo, il medico si spingeva oltre spiegando che non sarebbe mai entrato in sala operatoria per guadagnare “appena 300 euro”. Alla domanda su eventuali complicazioni durante l’intervento, rispondeva con leggerezza: “C’è il San Giovanni a 300 metri”.

“L’alternativa italiana”

Quando il giornalista aveva poi fatto irruzione nel suo studio, il medico non aveva potuto negare nulla. Aveva ammesso che si trattava di un’alternativa scorretta, giustificandosi con un: “Non l’ho creato io questo ‘collo di bottiglia’. Ma non lo farò più”. E invece sembrerebbe essere passato ai fiaschetti dei Castelli Romani…